4 Dicembre 2023 aggiornato alle 14:06
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NFT

NFT e regolamentazione europea

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E’già da diverso tempo ormai che si sta cercando di portare a norma, o almeno ad una sorta di compromesso legale, la dimensione dei Non Fungible Token. Mai strada fu più tortuosa e piena di ostacoli “virtuali”. Che cosa sappiamo dell’esistenza piena e in continua evoluzione di questi token? Quanto abbiamo capito realmente della loro potenza? Come siamo riusciti ad integrarli nel nostro pensiero sociale (se avevamo in mente di farlo)?

Storia breve di un sogno crypto

Gli NFT potrebbero essere il tema di un discorso tranquillo fra ragazzini. E’ partita da loro questa frenesia allegra e un po’ competitiva. Il gaming, con tutte le sue sfaccettature serene di pomeriggi passati a capire quale tipologia di oggetto fa indossare nella battaglia più ardua al nostro eroe di turno. Token, ricompense, aumenti di energie strabilianti. Questo passaggio attraverso le validazioni, per mano di elementi visual digitali, si è trasformato poi in qualcosa di molto più articolato, camminando sulla retta via della blockchain.

Sì, va bene, ne abbiamo sentito parlare un milione di volte e letto articoli che rimandano sempre a loro, ma che cosa sono questi NFT? E perché il mercato decentralizzato muove così fortemente verso questa direzione? Ehi, ma che cos’è il mercato decentralizzato? Lo diciamo giustamente ancora una volta per non perdere la memoria “virtual”. Un NFT (acronimo di Non Fungible Token) è un elemento, file digitale con una sua unicità alfanumerica, definito e caratterizzato da uno smart contract. Per acquistarlo, venderlo, osservarlo da lontano bisogna entrare nella dimensione della DeFi, o finanza decentralizzata, mondo non tanto sommerso ormai dove vivono, galleggiano e si riproducono con grande volatilità le tanto chiacchierate criptovalute.

Mercato futuro e legislatura

Creare uno smart contract è un’operazione abbastanza semplice. Dare vita ad un NFT, se non siete un ragazzino che adora le balene pixellate, è un lavoro. Un mestiere. Un’arte. Oggi si parla continuamente di arte digitale, ma non solo per il boom (ormai lontano dalla nicchia) degli NFT, ma perché il mercato globale sta virando continuamente e in maniera definitiva verso le Nuove Tecnologie XR. E l’arte sposa la linea del cambiamento, come ha sempre fatto. Quindi conviene acquistare un NFT? Credo di sì. E per quale motivo? Perché è un nuovo concetto (molto più democratico e diretto) di scambio. Il problema però resta solo uno. Come gestire realmente l’autenticità di uno smart contract e quindi di un NFT. Ripeto ogni volta, e faccio precedere la definizione di smart contract, perchè di base sappiamo che non è l’immagine, non è il video, non è l’audio a definirsi NFT, ma è la sua registrazione su rete blockchain. Ed è su questo particolare (fondamentale) che si sta dibattendo la questione sulla regolamentazione e unicità di contenuti.

La bozza approvata MiCA

La linea legislativa europea in fatto di cryptoattività ha da poco redatto quella che al momento sembra essere una bozza (per forza) di regolamentazione sugli NFT. Anzi, sulla frammentazione di un NFT. Cosa vuol dire. Il discorso tocca una questione molto complicata. Ci sono voluti due anni dall’ultimo report legislativo (MICA), perché si avesse un’indicazione anche sommaria di quello che potrebbe rivelarsi come un punto di non ritorno (in senso positivo).

La proposta di regolamento dei mercati delle criptovalute (MiCA) della Commissione europea è un quadro normativo sviluppato dal 2018 per aiutare a regolamentare le criptovalute attualmente fuori campo e i loro fornitori di servizi nell’UE e fornire un regime di licenza unico in tutti gli stati membri entro il 2024. MiCA mira ad “armonizzare il quadro europeo per l’emissione e il trading di vari tipi di token crittografici nell’ambito della strategia di finanza digitale europea”.

La questione ha però da mettere in chiaro una serie di classificazioni. La prima è quella della “Non fungibilità comprovata”. Se un NFT non è scambiabile per una forma riconosciuta di autenticità statica, allora il discorso segue una linea su cui il legislatore può provare solo in parte ad intervenire.

Se invece ci si accorge (così come è avvenuto) che questa unicità in realtà si trasforma in semi-fungibilità, allora le cose cambiano, perché l’NFT in questione diventa un vero e proprio valore di scambio. E questo scambio, secondo chi si rifà ad una legge europea, assomiglia molto ad un elenco di movimenti legato alle criptovalute. Va quindi messo un segno che definisca anche solo la parzialità di un NFT a cui è stato dato un valore. Che cosa punta ad ottenere la legge? Sicuramente un controllo degli scambi che non si riconosca come quello dichiarato. E soprattutto la necessità di classificazione per dare una chiara risposta a chi si interroga sull’unicità di ciò che ha acquistato. Questa dichiarazione di intenti, vede allora l’inclusione di diverse forme di token non fungibili all’interno della nuova bozza di regolamentazione.

Oltre la veridicità

Il problema resta comunque al momento lo stesso. I legislatori ancora non riescono a trovare un accordo su quanto sia ammissibile e dimostrabile rispetto al valore espresso da un NFT. Inoltre sostengono gli addetti ai lavori che il mercato dei non fungibili è suscettibile di inganni sui prezzi, e che potrebbe portare ad attività non molto chiare né legali come il wash trading. va di fatto ammesso che lo stesso trend di vendita e scambio (anche quello) di NFT continua il suo corso, ospitando all’interno della sua dimensione, un mondo di eventi e possibilità. Va allora cercata forse un’altra strada. Il problema è che le dinamiche da seguire su decentralizzazione o governance vecchio stampo risultano essere sempre le stesse. E allora, cosa fare? Una cosa è certa. Cercare di conoscere il mercato per fare poi le giuste valutazioni…e acquisti.

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