
NFT e il mercato volatile del collezionismo deluso

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Quando scrivo un articolo sugli NFT (sì ripetiamolo il significato dell’acronimo: Non Fungible Token) di solito è perché è accaduto qualcosa di importante. Ho sempre guardato con molto interesse e grande curiosità a questo mondo super colorato e pieno di valori (dati dalla community) economicamente indipendenti. Ne ho fatto anche qualcuno, così tanto per giocare, e ho seguito dettagliatamente, per diverso tempo, l’andamento dei mercati crypto relativi a questi smart contracts.

Crollo e “non-presunta” rinascita
Poi però ho iniziato a pensare che dipendevano troppo dalla volatilità delle criptovalute, e che prima o poi avrebbero sorpreso tutti e non in maniera positiva. Molti hanno investito, e con grandi ritorni inizialmente (lasciamo stare le scimmie annoiate e il danno psicologico inferto ai poveri collezionisti inesperti), cosa che poi si è evoluta in maniera del tutto inaspettata. E ora tra i vari report di analisi, già annunciati per tempo, si evince un dolorosissimo crollo dei poveri NFT, con tutti i loro sgargianti colori.
Un rapporto di dappGambl basato sui dati forniti da NFT Scan e CoinMarketCap ha mostrato che su 73.257 collezioni di NFT esaminate, poco più del 95%, avevano una capitalizzazione di mercato di zero ether. E dalla stessa linea analitica dei ricercatori emersa, è stato stimato che attualmente circa 23 milioni di persone detengono questi beni senza che essi abbiano alcun valore.
Nel periodo eccellente di crescita dell’arte digitale, anni 2021-2022, abbiamo assistito ad un mercato rialzista della criptovaluta che faceva emergere gli NFTs come un elemento fenomenologico da tenere in grande considerazione. Questi elementi hanno guadagnato davvero un’immensa popolarità per il loro potenziale di rivoluzionare non solo il settore del collezionismo ma anche e soprattutto quello immobiliare. Lo stesso mercato aveva raggiunto un sorprendente volume di scambi mensili pari a 2,8 miliardi di dollari.
Entusiasmo e scimmie tokenizzate
Ad oggi però dappGambl sottolinea che lo stato attuale del mercato è in totale contrasto con quel periodo, ed è presente un forte declino del settore. A partire da luglio di quest’anno il volume degli scambi settimanali è crollato a 80 milioni di dollari. Che cosa è accaduto per la precisione? Non soltanto stiamo assistendo ad una vera recessione, ma la fase ribassista in cui è entrato il mercato dei token non fungibili, non fa prevedere un luminoso futuro. Anzi. Rispetto alla prima ondata di entusiasmo ed esagerata imprenditoria digitale da collezionisti improvvisati, ad oggi chi investe (molto pochi) è molto più cauto e distaccato. Il numero preciso? Secondo DappGambl ad oggi la maggioranza degli NFT scambiati e venduti a livello globale sono praticamente inutili.

Cosa accadrà ai punk un po’ meno crypto
I ricercatori che hanno dato vita a questo report hanno semplicemente ammesso che “Questa realtà scoraggiante dovrebbe servire come spunto per riflettere sull’euforia che ha spesso circondato lo spazio NFT”.
Al solo guardare il sorriso annoiato delle famose scimmie (Bored Apes) vendute per milioni di dollari viene da pensare a come si evolverà adesso il mercato dell’arte digitale. Terminato il boom crypto di bitcoin (scambiato intorno ai 70.000 dollari), si dovrà fare i conti con il sorriso furbetto di quanti speculando hanno caratterizzato una parte davvero significativa di questo mercato e che ora devono fare i conti con un file custodito in un simpatico e colorato wallet.