Indice
- L’era d’oro degli NFT
- Il devastante bilancio del 2024
- Le cause del fallimento
- NFT, lezioni apprese e analisi di mercato
- I problemi tecnici e la saturazione
Gli NFT hanno fatto il loro ingresso nel mondo digitale come una soluzione rivoluzionaria al problema della proprietà digitale, ma non solo. La promessa era quella di trasformare semplici file, facilmente replicabili, in asset unici e verificabili attraverso la blockchain, ma non solo. Questa tecnologia sembrava offrire una risposta definitiva alla questione dell’autenticità nell’era digitale, aprendo nuove strade succose ad artisti, collezionisti e investitori. Molti investitori.
L’era d’oro degli NFT
Il periodo di massimo splendore degli NFT ha visto un coinvolgimento senza precedenti da parte dei giganti della tecnologia. Meta, attraverso Instagram, ha implementato funzionalità dedicate agli NFT, mentre X ha introdotto la possibilità di utilizzare NFT come immagini del profilo. Questo interesse da parte delle grandi piattaforme social ha contribuito a legittimare il fenomeno agli occhi del pubblico globale, attirando così l’attenzione di sguardi istituzionali e venture capital. L’innovazione però non si è limitata al software. Nel campo hardware, progetti ambiziosi come il Solana Saga hanno tentato di creare dispositivi dedicati specificamente al mondo crypto e a quello dei Non Fungible Token. Questi sviluppi testimoniavano la fiducia del mercato nel potenziale a lungo termine di questa tecnologia. O almeno queste erano le speranze. E un pò tutti siamo rimasti affascinati da questo arcobaleno di espressioni artistiche che sembrava non avere limiti.
E sono state soprattutto le vendite record che hanno caratterizzato questo periodo davvero aureo. La tanto discussa e apprezzata opera di Beeple (chi può dimenticarla?) ha stabilito un record storico con una vendita di 69 milioni di dollari, mentre collezioni come CryptoPunks e Bored Ape Yacht Club hanno regolarmente registrato transazioni superiori al milione di dollari. Questi prezzi stratosferici hanno fatto in modo da alimentare l’idea che gli NFT rappresentassero una nuova classe di asset in grado di generare ricchezza in modo rapido e consistente. E un pò tutti ci abbiamo creduto.
Il devastante bilancio del 2024
Il quadro che emerge dai dati di questo ultimo 2024 rivela però improvvisamente (forse) una realtà drammaticamente diversa da quelle che erano state le aspettative iniziali. Il tasso di fallimento delle collezioni dei token non fungibili ha raggiunto livelli impressionanti, con il 96% dei progetti che hanno perso completamente valore. Il volume di trading è crollato dell’87% rispetto ai picchi storici, mentre il prezzo medio di vendita ha subito una contrazione del 93%. Questi numeri raccontano decisamente la storia di un mercato in profonda crisi. Molto profonda.
L’impatto sugli investitori è stato a dir poco devastante. Molti hanno visto i loro investimenti iniziali completamente azzerati, perdendo non solo il capitale investito ma anche le consistenti somme spese in commissioni e costi di gas. La situazione si è ulteriormente aggravata quando ci si è resi conto che era quasi ormai nulla la possibilità di recuperare anche solo una parte dell’investimento, data la totale assenza di liquidità nel mercato.
Le cause del fallimento
L’hype incontrollato è stato l’assoluto protagonista in questo declino. Il marketing aggressivo, combinato con la promozione da parte di influencer e le promesse di guadagni rapidi, hanno creato un ambiente speculativo diventato molto velocemente insostenibile. La paura di perdere opportunità ha spinto molti investitori a prendere decisioni irrazionali, alimentando così una bolla destinata a scoppiare.
I problemi strutturali del mercato hanno contribuito significativamente al crollo. I costi di transazione elevati hanno rappresentato una barriera significativa all’ingresso per nuovi utenti, mentre la congestione delle reti blockchain ha reso l’esperienza frustrante per molti. Le questioni di sicurezza, con frequenti hack e truffe, hanno minato poi, in maniera quasi definitiva, la fiducia degli investitori. La mancanza di un quadro normativo chiaro (così come si è più volte detto) è stato indizio di un’ulteriore incertezza. Le questioni legate al copyright, alla tassazione e alla proprietà intellettuale sono rimaste comunque largamente irrisolte, così come oggi possiamo constatare. l problema fondamentale è stato il distacco tra il valore percepito e il valore reale. Durante il periodo di massima espansione, i prezzi erano sostenuti principalmente dalla speculazione e dalla convinzione che sarebbe sempre stato possibile rivendere a un prezzo più alto.
Purtroppo dobbiamo iniziare a parlare di parziale (ma con una fetta di percentuale abbastanza alta) stato di fallimento degli NFT. Fallimento che ha avuto ripercussioni significative sull’intero ecosistema delle criptovalute. La perdita di fiducia di chi aveva profondamente creduto e di conseguenza investito in questa realtà, si è estesa oltre il settore, influenzando negativamente la percezione generale delle applicazioni blockchain. E da qui un effetto domino che è andato a colpire anche token e progetti correlati.
NFT, lezioni apprese e analisi di mercato
L’esperienza degli NFT ha insegnato l’importanza fondamentale della sostenibilità nei modelli di business digitali. È diventato evidente che il successo a lungo termine richiede la generazione di valore reale, non solo la creazione di asset speculativi. La trasparenza nelle operazioni e l’accountability dei team di sviluppo sono emersi come elementi cruciali per la costruzione di fiducia nel mercato. Quello che riteniamo un punto importante per il futuro degli NFT è sicuramente quello legato al settore dell’arte. In che modo? La tecnologia potrebbe evolversi (così come sta accadendo molto velocemente) per gestire efficacemente i diritti d’autore digitali e il tracciamento della provenienza delle opere. Tutto molto utile per gli utenti. Anche perché la blockchain e gli asset digitali continuano a offrire potenzialità molto serie ed interessanti.
Non dimentichiamo però che il mercato dei token non fungibili è stato molto ben alimentato da una forma particolarmente aggressiva di marketing basato sulla FOMO (Fear Of Missing Out). Influencer, celebrità e media hanno contribuito a creare un senso di urgenza e l’idea che gli NFT rappresentassero un’opportunità unica di arricchimento rapido. E siamo stati tutti spettatori degli investimenti di milioni di dollari fatti per acquistare una scimmia annoiata o un cripto gattino da mettere poi come profilo di X. Questa pressione ha portato molte persone a investire in modo irrazionale, senza una vera comprensione di ciò che stavano acquistando. Pratiche di autentica manipolazione? Wash trading ad oltranza? Sì! E quindi cosa è accaduto? Una falsa percezione di liquidità e valore, che si è sgretolata quando il mercato ha iniziato a raffreddarsi.
I problemi tecnici e la saturazione
Ci sono state anche delle reali barriere tecniche che hanno portato a costi elevati di gas per le transazioni sulla blockchain Ethereum, dove si svolgeva la maggior parte del trading. E quindi? Semplice. Si è assistito ad una erosione della profittabilità potenziale così da scoraggiare nuovi investitori ad entrare nel entrare nel mercato. Peccato, perché opere interessanti e creatori non da poco avevano iniziato ad alimentare una nuova forma d’arte, nella quale però ancora crediamo. Cerchiamo di dare le colpe giuste anche alle situazioni giuste. Prima di tutto l’assenza di un quadro normativo chiaro ha permesso il proliferare di truffe e progetti fraudolenti, così come l’assenza di standard di qualità.
In più, il crollo degli NFT è coinciso con un periodo di stretta monetaria e aumento dei tassi di interesse. E tutti si sono buttati su investimenti più tradizionali e sicuri. E allora? C’è una buona lezione da imparare? Si. Ed è quella più importante che ci spiega che nessuna innovazione tecnologica, per quanto promettente, possa realmente sostenere una crescita basata esclusivamente sulla speculazione. Il futuro degli NFT, se ci sarà (e noi siamo sicuri che questo avverrà) dovrà essere costruito su casi d’uso concreti e su un valore reale e dimostrabile, non più unicamente su promesse di guadagni facili e rapidi.