• 23 November 2024
sostenibilità e metaverso

Ormai da tempo si sta evolvendo la moda che parla di sostenibilità. Un trend che vede ogni anno il lancio di collezioni speciali, nuovi materiali e azioni concrete da parte degli stilisti. Accade anche nel metaverso.

Sostenibilità e tecnologia 

Uno dei settori a maggior impatto ambientale, quello del tessile moda, secondo solo al petrolchimico, sta infatti cambiando rotta. Le tematiche della sostenibilità stanno diventando parte integrante delle strategie aziendali a cominciare da alcuni brand del lusso fino alle catene del fast fashion. Sostenibilità e tecnologia sono due facce della stessa medaglia, due aspetti che collaborano l’uno in relazione all’altro per consentire al nostro pianeta di durare più a lungo. Non abbiamo l’ambizione di voler toccare un argomento così importante e delicato in tutte le sue sfaccettature ma ci limiteremo come oggi il Metaverso può ritagliarsi il suo ruolo anche in un tema così articolato.

L’opportunità offerta dal Metaverso

Il settore tessile è da tempo accusato di avere un forte impatto ambientale a causa dei propri processi produttivi e le continue produzioni. E’ anche impegnato per la ricerca di nuovi paradigmi di sostenibilità attraverso la ricerca di nuovi materiali e di modernissime tecnologie produttive meno impattanti. Proviamo ora a fare una breve analisi dei punti a favore legati all’entrata del mondo fashion nel Metaverso. Si delineano così i 2 aspetti principali: da una parte il percorso legato alla sostenibilità, dall’altro una grande opportunità di marketing. Per i brand e i fashion designer pionieri del settore degli NFT, il Metaverso rappresenterebbe più di una semplice opportunità di marketing, ma una maggiore possibilità di esprimere pienamente e senza limiti la propria creatività e soprattutto una buona opportunità per ridurre l’impatto ambientale della moda.

Sfilate digitali

Lo sviluppo di queste tecnologie, infatti, potrebbe consentire sfilate digitali in cui gli ospiti si sentono come se fossero lì presenti. Oppure offrire appuntamenti di shopping personali dove i clienti si incontrano a distanza con lo stilista per “indossare” le ultime collezioni senza salire su un aereo. Un esempio su tutti è segnato dalla “fashion week” che si svolge in numerose città del mondo, due volte all’anno,  con un impatto rilevante. Come dimostrato da un progetto di ricerca del 2020 che ha misurato le emissioni di carbonio del viaggio intrapreso da acquirenti e designer. Per partecipare solo alle quattro principali settimane della moda (New York, Londra, Parigi e Milano) e che ha rilevato che le emissioni totali ammontavano a 241.000 tonnellate di CO2e, equivalenti a 51.000 auto sulla strada.

Si potrebbero, inoltre, produrre intere collezioni digitalmente e poi, successivamente, produrre fisicamente solo i capi effettivamente già acquistati nel Metaverso. Limitando la produzione ex ante solo a una selezione di capi più basici e durevoli.

Celebrity e Influencer e metaverso

Le celebrity e gli influencer, che devono apparire on-line indossando sempre nuovi look, potrebbero sostituire i capi fisici da indossare solo una volta con capi digitali. Alla stessa maniera, anche noi stessi potremmo sperimentare virtualmente il piacere di indossare capi favolosi, eccentrici, sempre diversi, da esibire in incontri virtuali. In questo modo, la produzione reale di abiti “veri” potrebbe ridursi e le aziende tessili potrebbero concentrarsi piuttosto su processi di moda più sostenibili.  Agli influencer reali si stanno poi affiancando quelli creati appositamente per il metaverso con una loro identità ben precisa. Candy, la musa di Prada creata nel 2011, sembra reale ma è invece un avatar generato al computer allo scopo promuovere la collezione di profumi. Daisy è stata creata invece da Yoox nel 2018 e Puma ha dato vita a Maya per promuovere nel sud-est-asiatico le proprie sneakers Future Rider.

L’uso degli NFT

I marchi sono consapevoli di dover interagire con i consumatori sia nella realtà virtuale che in quella fisica. Moda virtuale e moda reale si sovrappongono in un’unica realtà dove, per esempio, con l’acquisto di un capo di lusso si ottiene anche il suo NFT che ha il vantaggio di non deteriorarsi e di rimanere per sempre di proprietà del cliente oltre a poter dare ulteriori vantaggi al momento dell’acquisto legati ad iniziative post-vendita.

La natura degli NFT ricordiamo anche che offre una soluzione ai problemi di copyright e di proprietà intellettuale che i designer hanno sempre desiderato. Gli NFT assegnano la proprietà al designer, riportando l’ora e la data di creazione nonché il numero dei pezzi/capi in circolazione. Inoltre, i designer possono trarre vantaggio dai proventi delle vendite di seconda mano, poiché le royalty possono essere programmate nell’arco di vita dell’NFT. Ciò significa che ogni volta che viene venduto di nuovo, il designer riceverebbe la sua quota di vendita, la cui percentuale può essere incorporata nella blockchain, come un contratto virtuale. Con il successo degli NFT a lungo termine, si potrebbe dare vita quindi a una produzione tessile “reale” molto più sostenibile. 

Inquinamento digitale

Vero è che anche queste tecnologie inquinano ma gli sforzi che si stanno facendo sembrano avere risultati più proficui del dispendio energetico per la produzione tessile reale. I fashion designer e i consumatori devono quindi tenere in considerazione l’impatto energetico di queste tecnologie comparandolo con quello degli indumenti fisici per poter prendere decisioni attendibili sulla sostenibilità. In generale tutte le infrastrutture utilizzate per il digitale hanno un elevato consumo energetico. La questione della sostenibilità ambientale della criptovaluta è peraltro nota da tempo e per questo motivo c’è chi lavora su delle alternative in grado di risolvere o quantomeno alleviare questo problema.

Ethereum 3.0 è anche la blockchain maggiormente utilizzata per gli NFT, sta cercando da tempo soluzioni. Ridurre i consumi energetici di 10.000 volte e poter così utilizzare una tecnologia di autenticazione sostitutiva alla blockchain attuale ma molto meno impattante.

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