• 9 March 2025
Metaverso e NFT

Cosa resta del sogno digitale dopo la tempesta, e perché qualcuno ancora ci scommette (con o senza parrucca)

Indice

Il Metaverso da “next big thing” a “ma davvero“?

Se nel 2021 il Metaverso era la risposta a tutte le domande («Dove festeggiare il compleanno? Nel Metaverso! Come comprare un quadro? Con un NFT!»), oggi sembra più un parente scomodo di cui nessuno vuole parlare. Eppure, tra crolli di valore, progetti abbandonati e meme su Zuckerberg che costruisce mondi virtuali con gli avatar senza gambe, qualcosa si muove ancora.
Il mercato degli NFT, dopo aver toccato vette da febbre dell’oro (con opere digitali vendute a milioni), ha visto un crollo del trading volume del 90% nello scorso 2024. Colpa della crisi crypto, dello scetticismo generale e del fatto che, diciamocelo, non tutti hanno voglia di appendere un JPEG di una scimmia annoiata in salotto. Ma, attenzione, non è morto: si è solo trasformato.

Trump e altre storie surreali

Parliamo di cose nuove. Tipo Donald Trump che, oltre a candidarsi per la Casa Bianca nel 2024, nel tempo libero vende NFT con la sua faccia da supereroe o in stile cowboy. Ironia della sorte, le sue carte digitali (a partire da 99$) hanno generato milioni, dimostrando che il legame tra politica, meme e blockchain è più solido di un tweet cancellato.
Ma c’è di più, alcuni sostenitori repubblicani scommettono sul Metaverso come piattaforma per comizi virtuali. Immaginate Trump che urla «Make America great again» davanti a una folla di avatar con i capelli arancioni fluttuanti. È grottesco? Sicuro. Impossibile? Neanche per sogno.

E se prima gli NFT erano soprattutto status symbol per crypto-bro, oggi cercano di avere un senso. Esempi? Nike, che ha lanciato Swoosh, una piattaforma dove acquistare scarpe digitali e fisiche collegate a NFT, trasformando i febbricitanti collezionisti in walking advertisement. Starbucks con Odyssey, che permette di guadagnare token giocando a quiz sul caffè, sbloccando ricompense nel mondo reale (come un espresso gratis, che almeno esiste). Ticketmaster che alla grande sperimenta NFT come biglietti per concerti, per combattere i reseller e regalare ai fan contenuti esclusivi. Insomma, gli NFT non sono più solo arte, sono membership card, biglietti, e persino strumenti di marketing. E forse è meno eccitante, ma molto più sensato.

Il Metaverso sopravvive (grazie alla moda e alle aziende serie)

Mentre Meta perde miliardi su Horizon Worlds (il loro Metaverso dove gli utenti sono meno numerosi dei dipendenti dell’azienda), altri giocano sul serio. Gucci vende borse digitali su Roblox per 4.000$ (più care di quelle vere, ma almeno non si usurano). Hyundai ha ricreato una fabbrica nel Metaverso per formare i dipendenti, perché sì, anche negli universi virtuali qualcuno deve cambiare l’olio alle macchine. Decentraland e The Sandbox, nonostante il calo di utenti, ospitano eventi come sfilate di moda e festival musicali, dove puoi essere un DJ o un cactus danzante, a seconda dell’umore.

Investimenti futuri. Perché qualcuno ci crede ancora

I dati dicono che il mercato del Metaverso potrebbe valere 678 miliardi di dollari entro il 2030 (fonte: Grand View Research). Le big tech come Microsoft e Apple lavorano su visori AR/VR, mentre aziende come JP Morgan aprono filiali virtuali (perché un banchiere ologrammatico è più simpatico di uno vero). Persino il settore immobiliare prova a rifarsi il look, a Dubai vendono ville nel Metaverso collegate a proprietà reali, perché chi non vuole un duplex sia nel deserto che su un server?

Il futuro è (ancora) un posto strano…

Il mondo digitale è pieno di paradossi. Zuckerberg che sogna mondi virtuali mentre taglia il personale, Trump che monetizza meme, e noi che passiamo dal ridere degli NFT a usarli per prenotare un concerto. Eppure, tra le bolle speculative e i progetti falliti, c’è un nucleo di innovazione reale. Il Metaverso potrebbe davvero (anzi può e deve) rivoluzionare la formazione, l’approccio al training immersivo nell’ambito della medicina, così come tutto ciò che concerne la socialità (immaginate terapie in VR o università globali). Gli NFT potrebbero diventare certificati di proprietà per tutto, dalle case ai diritti d’autore.
Insomma, forse non tutto è morto, è solo in attesa di una seconda stagione. Magari con un cameo di Trump in versione ologramma. Perché no?