Sai qual è la singola cosa che mi sta divertendo di più nel Metaverso?
La facilità con cui si incontrano persone interessanti.
Tipo quando ho incontrato Abijith Mahendran, un ragazzo indiano il cui carisma e creatività sono su ordini di grandezza diversi dalla norma.
L’ho incontrato perché mentre saltellavo tra uno spazio e l’altro su Spatial ho visto la copertina del suo, sembrava una classe uscita fuori da una serie tv americana e non potevo non fare un giro.
“Ciao!”.
Neanche due secondi dopo essere entrato ho incontrato Abijith che aveva appena reso pubblico il suo spazio e abbiamo iniziato a chiacchierare.
Lo dico senza voler esagerare: la classe di Abijith è il miglior spazio che abbia visto nel Metaverso da quando ho iniziato ad esplorarlo.
Non mi riferisco tanto all’aspetto estetico (che comunque è qualitativamente definito e pulito e ben organizzato), no. Parlo dell’idea che c’è dietro e di cui mi ha parlato nell’intervista che mi ha concesso proprio lì, seduti su quegli sgabelli come fossi un suo studente e lui l’insegnante che sta tenendo una lezione. “Dimmi, Abijith: chi sei?”.
“Sono originario di Salem, nel Tamil Nadu. Si trova nella parte meridionale dell’India. Sono entrato in questo spazio NFT e Web3 2 anni fa e il viaggio da NFT a Metaverse è mozzafiato. Ho la mia società, CryptoVerse, dove costruisco spazi metaversi su applicazioni come Spatial, Decentraland, AltSpaceVR e molte altre. Ma il motivo principale di CryptoVerse è quello di diffondere la consapevolezza delle tecnologie Web3 e di coinvolgere più persone in diverse catene. Questo Metaverso sarà aperto ogni settimana il martedì e il sabato dalle 9PM IST alle 12 PM IST. È in fase di aggiornamento in questo momento“.
Non parliamo dunque solamente di Metaverso, ma di NFT usati in un sistema Gamificato per giocare con le Leve Motivazionali degli studenti; di costruire contenuti didattici interattivi ed usare l’ambiente come strumento informativo; di unire le persone legate da uno stesso obiettivo formativo.
Un progetto ambizioso, ma che so non è essere impossibile e soprattutto so non essere lontano dal mio.
Il Web 3 semplifica la comunicazione digitale e la condivisione di contenuti
“Quali credi che siano i vantaggi del Metaverso rispetto a strumenti come Zoom o Skype?”. Questa è una domanda che mi viene sempre posta dalle persone con cui ne parlo e a cui onestamente a volte quasi non so cosa rispondere.
“Qui c’è connessione, interattività. C’è una sensazione di coinvolgimento che altrove non si trova. Zoom e Skype diverranno obsoleti nel tempo.”
La cosa divertente è che qualche giorno prima mi è capitato di portare una persona da Google Meet a Spatial nel corso della nostra sessione di coaching e l’effetto è stato dirompente.
Ne parlo con Abijith, raccontadogli di quanto il mio cliente si sia divertito a ballare con il suo Avatar, ma anche quanto vantaggioso sia avere la possibilità di condividere documenti e pagine web e poterlo guidare attraverso test e giochi mentre chiacchieriamo.
“Ed è proprio questo il bello” mi risponde. “Immagina ad esempio di integrare gli NFT all’interno della didattica, con i ragazzi che potrebbero vincere ad esempio la Skin di un personaggio per il loro Avatar in base ai risultati ottenuti a scuola. È qualcosa a cui i giovani di oggi sono abituati per via di giochi come Fortnite, ma se ci pensi bene si tratta di dare loro dei bonus o degli incentivi. Non accade lo stesso per chi lavora in azienda? Se ha un bonus è più incentivato ad impegnarsi.”
La Gamificazione è uno degli elementi strutturali del Metaverso
Stiamo parlando di Gamificazione, dunque. E non solo in termini di PBL (Points, Badges and Leaderboards, ma di qualcosa di più profondo, in cui la relazione insegnante – allievo non è più passiva, ma conversazionale.
“In un Metaverso puoi raccontare i dinosauri mentre li fai vedere, mentre corrono intorno a te, ad esempio. Puoi vivere l’esperienza e tramite questo imparare. Poi non dovrai più spostarti da una classe all’altra, è vero. Ma perché non immaginare la transizione tra una lezione e l’altra come una gara in Jetpack in cui chi vince ottiene dei vantaggi da usare durante un’interrogazione?”.
In effetti è ciò di cui ho parlato nello scorso articolo e che mi è capitato di affrontare con Cristiana Caserta in diverse conversazioni. Cristiana è un insegnante di latino e greco e che si batte quotidianamente per costruire una scuola al passo con i tempi, anche attraverso l’uso della Gamificazione.
In effetti, guardandomi attorno nel suo spazio, non faccio fatica ad immaginare quanto si divertirebbero degli studenti a leggere le scritte nei poster, che magari potrebbero portare a sorprese ed easter eggs didattici. “Ma il futuro non è solo nel VR,” continua poi Abijith. “Anche la Realtà Aumentata potrebbe dare molto alla formazione. I dinosauri di cui parlavamo prima potrebbero apparire anche in una classe fisica.”
E qui torna un tema che ritengo essere centrale: l’adozione di strumenti e l’acquisizione di nuove competenze andranno di pari passo con l’adozione del Web3.
Prepararsi al Metaverso significa, per molti, formarsi da zero
Parliamoci chiaro: nel 2022 ci sono ancora fiumi di persone che hanno difficoltà ad usare i Social Network o che credono non siano necessari al proprio lavoro.
Davvero dunque possiamo credere che queste stesse persone avranno la capacità di effettuare un salto cosmico come questo di cui parliamo io e Abijith?
Ma è proprio in questo momento che Abijith dice qualcosa che mi fa venire i brividi.
“Il metaverso al momento è solo nella sua infanzia. Diventerà tutto ciò che noi che lo stiamo costruendo lo faremo diventare. Abbiamo una grande responsabilità ed è per questo che è importante creare relazioni e restare in contatto”.
Questo senso di responsabilità è qualcosa che ho sentito tantissimo nel momento in cui ho iniziato ad esplorare spazi e metaversi. L’infanzia di cui parla Abijith la vedo nel modo in cui aziende e privati si avvicinano alla costruzione e alla progettazione dei propri luoghi, dove prevale “ancora” una relazione di stampo gerarchica, dove l’idea è quella di “stupire” gli avventori e non di guidarli e accoglierli.
Costruire nel metaverso non è diverso dal progettare un’esperienza sociale: devi tenere a mente la qualità dell’esperienza utente prima di tutto.
“La verità è che noi dobbiamo costruire per dare”.
Queste parole sono tanto dolci quanto potenti e sono qualcosa di cui ci siamo riempiti spesso la bocca sui Social ma che raramente ho visto applicato per davvero.
L’uso degli NFT invece sta piano piano portando ad un tipo di economia che Andrea Venturelli ha definito Token Centrica nella sua Masterclass. In questo tipo di relazione l’utente non è più colui che paga e quindi consuma, ma colui che consuma e quindi guadagna.
Non è ciò che diceva Abijith poco fa, parlando appunto di incentivi e bonus per gli studenti?
La forma del futuro
La Gamificazione dopotutto dovrebbe servire a questo: creare esperienze che le persone amino vivere per il piacere di farlo, motivazione intrinseca applicata alla didattica.
Ma se è vero che al momento il Metaverso è nella sua infanzia, possiamo darci il permesso di immaginare cosa potrebbe accadere in futuro, quando crescerà?
“Non ci sono limiti, ma forse la verità è che non possiamo sapere cosa diventerà in futuro. Le applicazioni sono illimitate, alcune delle quali neanche le conosciamo. Ad esempio, potremmo creare delle Intelligenze Artificiali che ci rappresentino anche dopo la morte. Uno spazio potrebbe essere progettato per raccontare di noi dopo che non ci saremo più.” Di nuovo quindi l’idea del Metaverso come luogo in cui il messaggio si fa spazio che trascende il tempo. Questa magari è una conversazione per un’altra volta.