• 20 April 2024
Metaverso

Nei giorni scorsi, con estrema curiosità, ho partecipato alla presentazione di un fondo di investimento lussemburghese dedicato al Metaverso. Il comparto è gestito da una Società Usa, Invesco, che gestisce 1,4 trilioni di dollari, presente in 120 nazioni nel mondo, e con più di 8000 dipendenti. Il fondo è in collocamento in Italia da circa un mese.

La location, di assoluta rilevanza per il territorio del nord est, è stata la  H-Farm , una struttura a metà tra un campus di formazione e un hub. Una cornice azzeccata per un evento rivolto ad un pubblico ristretto e selezionato di professionisti  dell’investimento, in prevalenza consulenti finanziari, di mezza età. Appartengo a questo mondo , quello finanziario, da oltre 20 anni , e quindi il mio interesse era duplice, se non triplice.

Intermediari e Realtà Immersiva

Il mondo degli intermediari (Banche e Società di Investimento) si sta muovendo con estrema cautela in questo settore che per definizione sembra antagonista ad esso La “DeFi”, la finanza decentralizzata è un concetto oggi in antitesi con la centralizzazione del mondo finanziario. E’ ampio poi il dibattito sulle criptovalute e sul futuro di esse.

La finanza globale ha accolto il mondo delle crypto riservando ad esse ampio spazio nella trattazione degli scambi, più per la produzione di commissioni di negoziazione. Ci sono già i primi mezzi di pagamento messi a disposizione da banche. E’ tutto un mondo in divenire, dove hanno trovato spazio da poco i primi ETF che esprimono il valore di un paniere di crypto, che sono negoziabili e si possono acquistare come un qualsiasi titolo in borsa.

Invesco è tra le prime società blasonate che si sono mosse in questo senso; lo ha fatto attraverso un canale tradizionale ed uno strumento tradizionale. Un fondo d’investimento. Ogni fondo di investimento ha un gestore (o un team) che seleziona secondo dei parametri prefissati (capitalizzazione, settore, area geografica etc) un certo numero di società quotate su cui investire. I consulenti finanziari presentano questi fondi ai loro clienti, che con le loro adesioni andranno a costituire il montante da investire…semplifico. Il mio interesse quindi puramente professionale non era il solo a spingermi a partecipare.

Target e Metaverso

In auto mi chiedevo. Come presenteranno questo fondo? Come faranno a spiegare ad una platea con i capelli bianchi, ma ricettiva e aperta alle novità, un mondo rivolto al futuro come quello del Metaverso? In estate ho partecipato ad un road show di un’altra Società che regalò un visore per il Metaverso annunciando che sarebbe stato l’ultimo evento fisico, che con dispiacere non sarebbero più venuti nei nostri territori vinicoli…ma ad ottobre nulla è cambiato, il “road show” fisico è ricominciato, ed il mio visore attende in un cassetto. C’e’ stata anche la vendemmia.

Come è andata? Eravamo in una classica sala con ottimi relatori che si sono avvicendati in una narrazione convincente di un mondo che sta cambiando, dove il punto di partenza è sempre lo stesso “Che cos’è il Metaverso?”. L’ impressione è che si parta sempre e ossessivamente da questa domanda , come se fossimo ancorati ad essa. Come se fossimo aggrappati ad uno scoglio e ci aspettasse un mare troppo grande da nuotare, quasi un oceano di concetti ancora troppo complicati. La narrazione procede attraverso casi eclatanti.

Comprendere il nuovo

Pensare che la Nike abbia incassato 180 milioni di dollari vendendo on line un paio di scarpe da ginnastica virtuali, indossabili solo dal proprio Avatar, credo abbia stupito e gettato nello sconforto molti dei genitori consulenti presenti. Pensare ad una generazione Z che spende i soldi dei propri genitori in questo modo, getterebbe chiunque nello sconforto.

Veniamo avvertiti che cio’ che non comprendiamo in queste dinamiche di marketing è dovuto al fatto che apparteniamo ad un’altra generazione, e che difficilmente riusciremo a comprendere gli NFT, e la semplice differenza fra una app e una DApp. Non siamo noi i potenziali fruitori di tutto questo! Lo sono i nostri figli che qualche anno fa cercavano i Pokemon in giro per le strade, e che sdegnavano i nostri inviti ad andare a funghi la domenica.

I relatori presenti fisicamente che ci invitavano ad essere “First Mover”, a cogliere questo “Genesis Trend” caratterizzato da 14 milioni di persone che lo scorso anno hanno cliccato la parola Metaverso su Google, ci informavano che nel 2026 il 25% della popolazione avrebbe passato almeno 1 ora al giorno in questo universo parallelo, erano lì però, davanti a noi, in tutta la loro fisicità.

Realtà o finzione

Ma finalmente il momento clou. Il collegamento con il Gestore del comparto dedicato al Metaverso. Ecco una piccola prima delusione. Sullo schermo gigante appare il Gestore che con estrema precisione declina le caratteristiche del fondo. Ma è nel Metaverso? Noi non abbiamo nessun visore, c’e’ la traduzione simultanea, lui è negli Usa , ma lì è notte fonda. Non ha l’aria stanca di una persona che si è svegliata a quell’ora, nessun cenno alla realtà che lo circonda, nessuna interazione con noi, nessuna incertezza…appare tutto come qualcosa di registrato.

L’incontro termina. In fondo è una tappa della rivoluzione. C’e’ il buffet, è una bella giornata di sole. Ci si puo’ accomodare fuori sui tavolini , ma è pieno di mosche. Il “Profumo di Metaverso”, titolo di questo incontro, forse le attira? Rimane ancora la promessa fatta telefonicamente, all’invito, di una esperienza nel Metaverso.

Mi aiutano con il visore , lo indosso. Sono seduto, non viene delimitato il mio spazio. Entrero’ veramente nel Metaverso? PUFF…Mi accoglie una hostess, che mi prende per mano (quanta confidenza nel Metaverso) e mi dice che con questa tecnologia possiamo andare dovunque nel mondo…”Vieni con me, indovina dove siamo?”.

Cambia lo sfondo, sono a Trieste, in Piazza Oberdan, a 300 mt da casa mia…

Qua ci porterà il Metaverso? Mi levo le cuffie, torno in auto, tornano le mosche ad infastidirmi, e con una boccetta di profumo “Metaverso” regalato da Invesco mi dirigo verso casa.

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