Vorrei farvi entrare a modo mio nel Metaverso. Mi piacerebbe che mi prestaste per un solo minuto le vostre menti e i vostri sguardi, fino alla pelle dei vostri corpi virtuali. Vorrei fare una piccola prova di introduzione alla dimensione immersiva, per chi non ha ancora indossato un visore.
Immaginate di entrare da una porta. Una porta grande, larga, e fatta di materiali trasparenti. Ecco, il primo ingresso allora non sarà una sorpresa, perché entrerete direttamente in quello che avevate percepito già dall’esterno. L’ambiente in cui vi venite a trovare sembra infinito. Non ci sono pareti, né linee che delimitino gli spazi, ma solo ampiezza e colore forte. Un blu, o un rosa tenue all’interno dei quali si muovono galleggiando dei minuscoli pezzetti infinitesimali di pulviscolo.
Poi ad un tratto le linee si intrecciano, cambiano, e si uniscono all’infinito dando forma ad un ambiente ora quasi familiare. Un grande salone, di un loft arredato secondo gli ultimi dettami della moda e dell’architettura. Attraverso le grandi vetrate è possibile osservare la neve che cade silenziosa (ecco cos’erano forse quei puntini all’inizio!). L’unico rumore confortevole e riprodotto in un leggero loop è quello del camino che scoppiettante fa girare il calore (che ancora non possiamo avvertire) in un vortice di vetro. Ovunque ci sono mobili incredibilmente d’effetto e morbidi tappeti. Qualcuno ha arredato perfettamente una mensola con ninnoli presi in un viaggio fatto forse in Oriente. Possiamo girarci e vedere tutto quello che ci circonda. Possiamo camminare e muoverci. Le nostre mani sono perfettamente riprodotte e vediamo le lunghe braccia che indossano la camicia che abbiamo scelto tra le tante opzioni mentre creavamo il nostro primo avatar. Proprio una bella casa! Ci sentiamo eccitati ma anche tanto rilassati. Devono essere i colori tenui che vediamo un pò ovunque, cuscini, coperte calde appoggiate delicatamente su di una sedia imbottita con disegni floreali appena percettibili.
Con le nostre stesse mani possiamo fare quello che vogliamo. Non c’è alcun bisogno dei controller, perché le telecamere del nostro visore inquadrano perfettamente le mani e con loro creano il collegamento. Basta unire pollice e indice e possiamo dare vita a tantissime connessioni. Davanti a noi si apre un desktop colorato che al suo interno ha un mondo. Scopriamo che possiamo chiamare, chattare, creare un party con tutti inostri contatti ed invitarli in questa bellissima casa che forse nemmeno con un mutuo trentennale potremmo permetterci. E allora? Cosa aspettiamo? Il rumore leggero del camino ci invita ad un maggiore relax e allora indichiamo un app scaricata e decidiamo di fare un giro in un mondo a nostro piacere. Sì, a nostro esclusivo piacere.
Sappiamo dove dobbiamo andare? Ancora no, ma siamo molto interessati a scoprirlo di persona. Ecco, questa è la definizione migliore. Di persona. Noi, con il nostro corpo e il nostro sguardo e le nostre mani virtuali abbiamo deciso di andare gratuitamente in giro per il mondo. Certo parliamo di tutto quello che attualmente è disponibile nel Metaverso, ma siamo consapevoli del fatto che siano davvero tanti questi mondi. Uniamo allora tra loro le dita e via! Entriamo in una piattaforma tutta nuova piena di ambienti, porte, avatar che parlano mille lingue e che fanno cose e che partecipano ad eventi e soprattutto che interagiscono fra di loro.
Scopriamo che possiamo tele-trasportarci talmente velocemente da farci venire voglia di abbracciare il mondo in un solo secondo. Oh no, questo non è ancora possibile, ma ci arriveremo. Una cosa iniziamo a comprendere, mentre come bambini attraversiamo una virtual land e poi un’altra, e cioè che mentre osserviamo, guardiamo ma stiamo anche incredibilmente apprendendo.
Impariamo nel momento stesso in cui interagiamo con quello che ci circonda. Non abbiamo bisogno di sfogliare pagine, né di cliccare su video bidimensionali per andare oltre, né di fare uno scroll con le dita per guardare un’altra landing page o siti super dinamici. Noi entriamo nella situazione. Noi guardiamo, ascoltiamo e partecipiamo a quello che esiste e che ci circonda e soprattutto che ci avvolge.
E come marmocchi alle feste della domenica, restiamo a guardare all’insù questo e quell’altro orizzonte, ora scandagliato da mille tramonti cyber, ora da una Via Lattea fatta solo di stelle.
Vorremmo che esistesse davvero quello che stiamo provando. Desideriamo a tratti ardentemente che anche solo uno di quei piccoli pezzi di scintilla che danno il suono perfetto al camino nel grande loft possa materializzarsi nelle nostre vite. Anche solo per un secondo. Senza l’obbligo di pensare al mutuo. Re per un giorno, per un attimo, per un interminabile istante. Principi e regine di vite al di sopra di qualunque esperienza. E’ possibile? La Realtà Virtuale con il suo Metaverso può darci questa illusione? Aspettate. Il solo definirla in questo modo però ci porta fuori strada.
Non è questo quello che vogliamo. Non stiamo cercando un altro modo per sopportare la nostra vita. No. Quello che vogliamo è la leggerezza e la possibilità di volare con la fantasia, immergendoci in quello che più ci piace. Esatto: quello che più ci piace. Il Metaverso ci dona la possibilità di fare più scelte e di personalizzarle. Questo può valere per ogni ambito e contesto e questo può definirsi come un cambiamento nell’ottica generale di approccio alle cose. Partecipare ad un evento, un meeting, un appuntamento di affari che forse ci cambierà la vita, oggi è possibile desiderarlo e progettarlo in maniera del tutto nuova. Creando gli ambienti che più ci mettono a nostro agio e imbastendo un contorno idoneo ai nostri contenuti. E allora, ecco che diventiamo creatori delle nostre stesse fantasie.
E’ una scelta di grande libertà quella di partecipare attivamente a questa grande esperienza dell’immergersi. Certo, ci immergiamo e lo facciamo consapevoli nel momento esatto in cui comprendiamo che qualcosa ci sta attraversando la pelle. Senza timore e senza paura, questa conoscenza con l’alter ego esistenziale virtuale va fatta quanto prima. Non per creare modalità di vite parallele, ma per aumentare la larghezza delle nostre vedute “sperimentandoci” oltre ogni aspettativa.