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Barbara d’Urso ha già capito come funziona la nuova comunicazione. Ne ha fatta tanta, per molto tempo, e non solo su canali tradizionali. Per un momento, dimenticate gli abiti stretti, i tacchi impossibili da portare per più di venti minuti, la diretta, il talk show all’italiana, lo share televisivo. Provate ad immaginare un’altra dimensione di interconnessione che ospita realtà completamente differenti. Pensate alla maniera (realmente) più social per comunicare a livello globale. Levate il phygital, e mettete solo il digital, poi pensate al nuovo Metaverso.
Dico nuovo perché già nell’arco dell’ultimo anno, il mondo immersivo ha subito tantissimi cambiamenti. Non siamo più da soli con i nostri avatar, ma abbiamo la possibilità di utilizzare, tramite giusta implementazione, il meglio dell’Intelligenza Artificiale. Come? In tantissimi modi. Perché? Perché è il futuro della nuova interazione. Senza filtri, ma con contenuti che funzionano, o sì, oppure è bene tornare nel mondo reale.

Le tante strade della d’Urso
Non è solo il pubblico adesso a doversi aspettare qualcosa da Barbara, ma è lei la prima ad immaginare il modo più semplice e “vivo” per poter interagire in maniera del tutto nuova con gli utenti che abitano la community che la supporta. A breve partiranno diversi progetti che la riguarderanno e la maggior parte di questi ospiteranno al loro interno, tutte le possibili strade che offre la realtà mista delle nuove tecnologie abilitanti. La d’Urso Mista? Aumentata? Immersa? Tutto, tranne che vecchia comunicazione. Dove per vecchia intendiamo una modalità di osservazione che non prevede la vera conoscenza del contenuto presentato in maniera diretta.
Fare informazione, spettacolo, comunicazione, ad oggi passa per altre forme di visione. Siamo e saremo ben presto i protagonisti di quello che ci verrà raccontato. Potremo così scegliere dove essere e cosa realmente vedere. La d’Urso (che stranamente ha il mio stesso cognome) lo ha capito già da tempo e si sta organizzando per completare un percorso iniziato già diverso tempo fa.
Metaverso, avatar e social network
Mi piace scrivere questo articolo, perché l’informazione attuale spesso è alimentata dalle spunte e dai clic che fanno riferimento all’adv. Qualunque cosa che decida di nutrire il gossip va bene, poi se non rispecchia il vero, poco importa. Allora mi va di descrivere invece l’altra parte di Barbara d’Urso, che è quella legata al coraggio della sperimentazione. Tutto si può fare per comunicare bene qualcosa, anche se questo vuol dire creare uno spazio immersivo per i propri followers e entrarci sotto la forma perfetta di un avatar, con il quale discorrere in diretta.
E mentre la televisione continua a fare il suo decorso, con sempre meno utenti di target giovanile che la seguono (ovvio…), la tecnologia apre le sue immense porte ad altro. Qualcosa di nuovo, diverso, divertente, ma anche terribilmente reale, per quanto virtuale e soprattutto vero.
Si può raccontare la verità attraverso la non realtà fisica. Sicuro. E lo si può fare spesso in maniera del tutto innovativa e profondamente realistica. Credo stia per finire il tempo del valore dato ad uno scatto su Instagram o ad un video divenuto virale solo perché inoltrato migliaia di volte. Quello che sta cambiando è la “strumentazione”, se così possiamo dire utilizzata ai fini dell’interazione tra pubblico e personaggio di riferimento.
I tacchi virtuali di Barbara
Fare spettacolo nel Metaverso, equivale a ideare un nuovo step di intrattenimento. Creare una pillola di programma nel mondo immersivo, vuol dire trasportare gli utenti in una dimensione creata e personalizzata unicamente per ognuno di loro. Questa sarà la svolta. Senza giudizi inopportuni che non riguardino l’esperienza personale, e senza inutili clic che non fanno che portare meno luce a quello di cui si fruisce.
Certo Barbara d’Urso non avrà bisogno di mettersi i tacchi questa volta, perché il suo avatar potrà risparmiarle la dolce sofferenza. E non dovrà definire il proprio ruolo in base all’assetto pubblicitario, perché sarà il suo pubblico a farle da “scorta” e da accompagnatore. I tempi saranno diversi e le possibilità di espansione dei contenuti davvero incredibili, ma quello a cui verrà data maggiormente importanza sarà l’innovazione reale dei contenuti.
Per concludere
Basta guardare le cose dal loro reale punto di vista. La tecnologia offre a tutti la possibilità di nuova espressione. Lontano dagli schemi strutturati del vecchio range di visione quotidiana e molto vicino ad una libertà anche temporale di fruizione dei contenuti. Chiunque può farlo, basta solo avvicinarsi a questa dimensione con grande rispetto per il profilo emotivo dei tanti utenti. E Barbara lo aveva già capito. Anche senza Oculus Quest.