• 21 December 2024
Che tipologia di professioni avremo con l'implementazione dell'AI nel mondo del lavoro?

Indice

Proviamo ad analizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, le nuove professioni che potrebbero emergere o che stanno attualmente (e in maniera molto veloce) emergendo, anche all’interno della modalità immersiva, e le competenze necessarie per adattarsi a questo nuovo mondo.

AI e nuove opportunità

L’Intelligenza Artificiale, con la sua capacità di apprendere, ragionare e definire percorsi decisionali, sta sempre più velocemente automatizzando un numero sempre maggiore di compiti, sia manuali che cognitivi. Quello che sentiamo (perché le visioni prospettiche pratiche sono ancora relative) è che l’AI sarà fondamentale per creare esperienze utente personalizzate, ma soprattutto per velocizzare una serie davvero importante (come numeri) di processi nel campo lavorativo. Non vogliamo però concentrare il focus unicamente su quello che l’AI può fare all’interno dei sistemi quotidiani lavorativi in ambienti “reali”, ma analizzare le convergente e l’implementazione di due tecnologie come il Metaverso e l’Intelligenza Artificiale.

L’universo digitale immersivo, è già in grado di sviluppare nuove opportunità di lavoro in settori come la progettazione di esperienze virtuali, lo sviluppo di contenuti immersivi e la gestione di comunità online. Ma quali competenze saranno richieste nel Metaverso? E bisognerà avere consapevolezza anche di metodiche algoritmiche?

Partiamo allora dalle competenze tecniche di base. La conoscenza di linguaggi di programmazione, di strumenti di sviluppo di realtà virtuale e aumentata, e di piattaforme di sviluppo del metaverso sarà fondamentale. Questo perchè la capacità di lavorare con l’intelligenza artificiale, di analizzare grandi quantità di dati e di sviluppare algoritmi sarà sempre più richiesta. Anzi, è già molto richiesta e in diversi ambiti.

Le nuove professioni nel Metaverso algoritmico

La combinazione di AI e Metaverso darà vita a nuove professioni che oggi non esistono ancora. Avremo bisogno di professionisti in grado di sviluppare esperienze a carattere immersivo per ogni tipo di necessità. Unreal Engine, Python, Metahuman, estensioni di Claude, Gemini con tutto il suo mondo e percorsi legati a chatbot conversazionali virtuali (GPT 5.0 al momento), saranno la base di azione e formazione per molti lavori. Li chiameranno designer di esperienze immersive, autori grafici e computazionali di esperienze virtuali coinvolgenti e personalizzate per gli utenti.

Dovremmo abituarci fin da ora alla possibilità di avere un’interazione completamente nuova, personalizzata e in modalità virtuale. Avremo consulenti AI continuamente connessi con le nostre preferenze e le nostre necessità, luoghi raggiungibili tramite device specifici all’interno dei quali faremo ciò che attualmente accade nel mondo reale (o fisico).

Gruppi di analisi e di studio che si occuperanno di garantire l’utilizzo etico dell’intelligenza artificiale all’interno degli ambienti virtuali. Vediamo già da tempo realtà che progrediscono (anche se lentamente) all’interno di linee professionali come quelle del supporto psicologico. Li chiamano “psicologi della realtà virtuale”, sono esperti che aiutano gli utenti a gestire le sfide psicologiche legate all’immersione in ambienti virtuali.

Come prepararsi al futuro del lavoro

C’è solo un punto fondamentale dal quale partire, ossia quello di investire nella formazione continua, mantenendo aggiornate le proprie competenze tecniche e quelle soft skills che risultano essere essenziali per rimanere competitivi. Tutto questo “progredire” vuole però alla base lo sviluppo di una mentalità aperta e curiosa. Essere disposti a sperimentare nuove tecnologie e a adattarsi a un ambiente in continua evoluzione è lo start più importante da prendere in seria considerazione.

La capacità di pensare fuori dagli schemi e di sviluppare nuove idee diventerà in automatico l’acceleratore primordiale. C’è un errore però che si continua a fare, e mi riferisco soprattutto alla dimensione imprenditoriale italiana, e cioè quello di non costruire una rete forte e attiva di contatti. Connettersi con altri professionisti del settore e partecipare a comunità online è uno dei punti da classificare in cima alla lista, soprattutto per rimanere sempre aggiornati sulle ultime tendenze. E’ da questo che nascono le opportunità.

Perché un’azienda che vuole integrare l’AI all’interno delle sue logiche di produzione deve comunque avere le idee molto chiare. L’integrazione della tecnologica algoritmica con i sistemi già esistenti poi, è chiaro che richieda degli investimenti non da poco.

Conclusioni

E’ bene quindi tener presente che la carenza di professionisti con le competenze idonee per sviluppare e gestire soluzioni basate sull’AI può rappresentare davvero un ostacolo. In questo i governi hanno un ruolo davvero fondamentale nel sostenere lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Che si tratti di ricerca, di sviluppo o di formazione, l’aiuto deve arrivare dai posti giusti. Che vengano quindi finanziati i progetti più validi e che la collaborazione tra aziende sia realmente facilitata con accordi plausibili e soprattutto a carattere produttivo. Idem per lo stabilire regole sempre più chiare e trasparenti sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in campo professionale.