- Home
- MetaHealth
- Sanità, chatbot e AI. Da SARA ...
Indice
La Sanità italiana sta attraversando da tempo orami un periodo non facile. L’innovazione tecnologica continua ad essere un punto di riferimento, ma ancora non ci sono le reali basi per una connessione profonda.
America Latina, infermieri e AI
Il nostro Paese ha stretto una nuova partnership professionale legata alle assunzioni di ulteriori unità di infermieri con l’America Latina. I nostri tendono ad andarsene. Idem per molti medici. L’esodo su più fronti nasce dall’impossibilità (prima motivazione) di poter assicurare uno stipendio (soprattutto agli infermieri) che sia adeguato alle ore di lavoro svolte. Non è fattibile nemmeno un aumento dello stesso, più volte reclamato dalla categoria. E quindi ben vengano i giovani argentini o paraguayani, anche loro in fuga da situazioni sociali e politiche non proprio felici. Questo però non aiuterà la dimensione (soprattutto territoriale) medica. E allora andrebbe fatta una riflessione profonda su come le nuove tecnologie possano realmente ovviare a molte cose che attualmente non vengono fatte per mancanza di personale o per una impossibilità a gestire (formazione annessa) le nuove linee di innovazione tecnologica.
Nell’ormai vasto panorama delle soluzioni di AI in Sanità, un ruolo davvero importante lo stanno giocando in realtà (anche se molti ancora non lo hanno inteso) i modelli linguistici multimodali, ossia quei sistemi capaci di elaborare, catalogare, interpretare e riorganizzare diverse fonti e diversi tipi di dati. E non solo. Med-Gemini di Google ad esempio, sta facendo il suo percorso di allineamento ad un altissimo livello competitivo rispetto a GPT. Un esempio fra tutti è quello dell’interpretazione dei tracciati elettrocardiografici.
Avatar e chatbot per la Sanità: Sarah
Facciamo però un salto oltre e cerchiamo di comprendere come sia già possibile oggi fare riferimento all’AI attraverso un’azione diretta, precisa e importantissima nel sostenere l’operato di infermieri e medici in moltissime situazioni. Tutto questo porta ad una reale ottimizzazione delle risorse e all’incremento dell’efficienza operativa. Il tutto quindi si traduce poi in un sistema più resiliente, capace di rispondere in modo flessibile alle esigenze di una popolazione in costante evoluzione.
“L’Intelligenza Artificiale potrebbe essere utilizzata in futuro per migliorare l’accesso alle informazioni sanitarie in modo più interattivo. Invito la comunità di ricerca ad aiutarci a continuare a esplorare come questa tecnologia potrebbe ridurre le disuguaglianze e aiutare le persone ad accedere a informazioni sanitarie aggiornate e affidabili”. Ricordiamo le parole pronunciate durante la conferenza stampa dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in occasione del lancio di SARAH, acronimo di Smart AI Resource Assistant for Health che l’OMS definisce come “prototipo di promotore di salute digitale con una risposta empatica potenziata alimentato dall’Intelligenza Artificiale Generativa”. Cosa sta accadendo già da un po’ di tempo?
Dopo la pandemia ci si è visti catapultati in una realtà completamente diversa e con esigenze (risolvibili) legate ad una connessione sempre più forte con le nuove tecnologie. L’ambito medico è stato quello messo più a dura prova e adesso le soluzioni che sono nate e continuano a seguire un iter molto veloce, stanno prendendo il posto di vecchie metodiche.
Informazioni e formazione con i chatbot e l’AI
SARAH è un esempio lampante (e necessario) di assistente digitale per la salute delle persone e ad oggi rappresenta un’evoluzione degli avatar di informazioni sanitarie basati sull’AI. Questo chatbot funziona utilizzando nuovi modelli linguistici e tecnologie all’avanguardia e può coinvolgere gli utenti 24 ore al giorno in otto lingue diverse su molteplici argomenti sanitari e su qualsiasi dispositivo.
Importante, come abbiamo sempre detto, continua ad essere l’informazione, in qualunque ambito e contesto. Quando poi si tratta di sistema sanitario globale allora le cose si fanno molto più interessanti. Immaginate quindi un assistente virtuale conversazionale in grado di supportare le persone in determinate fasi della loro vita. Può trattarsi di dare maggiori dettagli su di una tipologia di dieta, o di patologia (magari da poco diagnosticata). Il chatbot può parlare di diabete o di altre patologie legate alla respirazione e dare indicazioni su come cercare di prevenire i tumori con giuste visite di controllo scadenzate e una dieta adeguata.
Cosa comporta allora questo inizio di rapporto virtuale? Non solo la formazione di nuove modalità di vita salutare, ma anche una grande ottimizzazione delle risorse economiche del sistema sanitario stesso.
Personalizzazione delle informazioni e Sanità pubblica
Non ci soffermeremo sulla privacy e sull’accesso a determinati dati da parte dell’AI. Non è questo ora argomento che vorremmo sottolineare. Vogliamo invece fare riferimento alla scelta verso cui si sta andando di personalizzazione dell’assistenza ai pazienti e alle loro cure. Questo equivale alla creazione di forme interattive sempre più sensibili alle caratteristiche individuali delle persone, con una conseguente attitudine a non incorrere in bias o generalizzazioni. Abbiamo fatto l’esempio di SARAH perché riteniamo che presto sarà possibile supportare un accesso ad un pronto soccorso attraverso un contatto preliminare con chatbot di AI addestrati a dare tutte le informazioni e a mettere poi in diretto contatto (per priorità) un dato paziente con un dato reparto.
Il progetto SARAH punta, in maniera molto evidente, all’apprendimento continuo e allo sviluppo di un prototipo che possa ispirare informazioni affidabili, responsabili e soprattutto accessibili a tutti. L’idea che possa quindi nascere la figura virtuale di un infermiere per poter alleggerire quelli che sono i casi che necessitano di approcci anche a distanza, diventerà a nostro avviso una prerogativa per tutti i Paesi. Sempre che la Sanità pubblica guardi all’AI come ad un’effettiva possibilità di crescita oltre che di cambiamento. E questo non farà altro che democratizzare quelle che sono i primi accessi alle cure, anche solo per un’anamnesi personalizzata e in collegamento con una serie di servizi subito poi operativi.
Le cose in parte andranno avanti da sole e quei Paesi che riusciranno a vedere nelle nuove tecnologie il futuro pratico ed effettivo, saranno in grado allora di fare davvero la differenza.