• 21 December 2024
Metaverso e chirurgia

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Come sviluppare un percorso di training per i giovani medici che si avvicinano alla sala operatoria? Il Metaverso può essere la soluzione. Questa dimensione virtuale che ancora pochi tendono a valutare come reale possibilità di apprendimento, farà la differenza. Sì la farà. Oltrepassando tutti quelli che sono i limiti non solo della conoscenza attuale, ma soprattutto della linea 2D a cui siamo stati abituati. Linea più che obsoleta ormai.

Formazione, Metaverso e interazione

E come apprendono i medici in una simulazione immersiva? E si stratta di simulazione o di realtà parallela? Entrambe e tutte e due perfettamente condivisibili e potenziabili con contenuti unici. Una formazione a 360 gradi che possiamo equiparare tranquillamente ad una lezione in presenza se non addirittura più potenziata. Dagli ultimi dati emerge uno stacco davvero importante in riferimento alla percentuale di apprendimento rispetto al training tradizionale (80% contro un 15% della modalità 2D).

Una sala operatoria, un training efficace per intervenire su di un paziente. La possibilità di ripetere più volte ogni singola procedura (all’infinito) per poterla imparare realmente. Un device collegato, la consapevolezza di poter usare le proprie mani virtuali (ormai i controller hanno fatto storia) e un formatore attivo e presente, anche se collegato da remoto. Perché è questa una delle più importanti caratteristiche dell’azione formativa all’interno di un environment immersivo: la possibilità di esserci pur intervenendo da luoghi fisici lontani tra loro.

Il legame forte che interviene tra Metaverso e procedure di formazione per giovani chirurghi (è su di loro che al momento è concentrata l’attenzione) porta replicare quelle procedure che ritroviamo in modalità fisica, senza intaccarne la qualità. C’è la possibilità non solo di partecipare attivamente (interazione reale) ma quella di ingrandire parti specifiche dell’area d’intervento, analizzandole nel particolare. E i device li conosciamo e sappiamo anche che il mercato sta ottimizzando la linea dei prezzi per renderli strumenti ideali e “convenienti” per ogni settore che decida di investire nel loro utilizzo.

Metaverso e training chirurgico

La dimensione immersiva è a tutti gli effetti un completamento percettivo della nostra mente che interagisce con la virtualità. Tecnicamente questo permette moltissime opzioni. Si parte dall’esplorazione di una serie di contenuti di anatomia umana attraverso piattaforme interattive specifiche (come Anatomage VR e Organon 3D) attraverso cui è possibile imbastire il primo step di studio. Piattaforme che danno la possibilità di sezionare, esplorare e ricostruire parti anatomiche nel dettaglio.  

Quindi non solo pratica diretta sul paziente virtuale al momento dell’intervento, ma anche pregressa conoscenza quasi accademica su sezioni anatomiche da trattare. Quindi questo virtuale, questa innovativa immersività rendono finalmente realizzabili trattamenti che fino a qualche tempo fa erano quasi impossibili. In più ul metaverso applicato allo spazio chirurgico prevede e consente la sperimentazione continua in totale sicurezza. E anche una semplice anestesia può avere la sua piattaforma di esercitazione virtuale di riferimento.

Training e avatar

Al Metaverso si acceda tramite avatar. E questo al momento non si discute. Training professionalmente molto valido quello che si attua in uno spazio immersivo. Ma cosa accade all’interno di un ambiente costruito ad hoc per facilitare la procedura d’intervento su di un paziente in 3D? Molte cose accadono e tutte perfettamente in risposta a quello di cui sente la necessità il chirurgo che apprende. Un modello virtuale ha la capacità di reazione continua e perpetua agli stimoli dando così vita ad ogni tipologia di situazione possibile all’interno di una sala operatoria. Sono tante comunque le realtà ospedaliere che utilizzano modelli di organi 3D e procedure legate alla robotica per intervenire realmente sul paziente.

La chirurgia toracica e la neurochirurgia sono già realtà operative. Realtà che opzionano la sicurezza di una maggiore precisione al momento dell’intervento e una consapevolezza condivisa dal team operante. Il metaverso offre quindi la possibilità di una pianificazione ben precisa dell’intervento da attuare. Si parte dalle immagini radiologiche tradizionali da cui, grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale, si sono ottenuti modelli virtuali in 3D ad alta risoluzione che riproducono esattamente l’organo del paziente da trattare. Questi vengono poi condivisi e studiati anche da utenti presenti sotto forma di avatar e a distanza, che hanno così la possibilità di navigare all’interno dello spazio immersivo comune analizzando con estrema precisione i dettagli anatomici della zona su cui operare.

Conclusioni

L’enorme potenziale innovativo del Metaverso in rapporto alla dimensione chirurgica riteniamo quindi non abbia alcun limite. L’unico potrebbe essere quello legato alla volontà dei medici stessi e del comparti politico ospedaliero di aprire le porte all’adozione di questi nuovi strumenti. Fortunatamente la continua volontà di investire in queste nuove tecnologie abilitanti sta rendendo finalmente possibili soluzioni che prima sarebbe stato impensabile riuscire ad attuare. Ben presto saremo testimoni di veri e propri Meta-Ospedali, luoghi in cui poter condividere e formare i medici chirurghi di domani attraverso strade che ottimizzeranno i tempi e proporranno sicure linee di alta qualità produttiva e professionale.