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Il diario di Sisifo è una sfida, una provocazione, forse è anche una verità. Generato nell’arco di un mese, tecnicamente nato in maniera un po’ diversa da come intendiamo oggi l’utilizzo di un dato prompt, è un lungometraggio completamente creato con l’Intelligenza Artificiale. L’idea è stata di Mateusz Miroslaw Lis, un giovane regista che ha capito come raccontare il futuro senza farsi troppe domande (quelle gliele ho fatte io), dando vita non ad un esperimento inizialmente basico, ma sapendo molto bene quale fosse in realtà il cammino da intraprendere.
Ma come si fa a far scrivere una sceneggiatura, con tanto di dettagli di movimenti di macchina ad un modello di apprendimento automatico che non ha nulla a che vedere con la velocità a cui ci ha abituati oggi OpenAI? Semplice, si passano intere giornate sulla piattaforma open source di GPT NEO, GPT-NEO è un modello basato sull’architettura GPT3 sempre della OpenAI e allenato dalla no-profit EleutherAI sul dataset pubblico The Pile. Tutta la sceneggiatura del lungometraggio è stata generata per mezzo di ripetuti utilizzi di prompt engineering, in ambiente Google Colaboratory per mezzo dell’utilizzo di Tensor Processing Units (TPUs). Addizionalmente si è fatto uso del modello tramite inferfaccia HuggingFace. A partire da necessità di produzione (budget, attori, location) l’algoritmo ha prima prodotto la sinossi del film, successivamente la plotline e infine la sceneggiatura completa.
La verità è che l’utilizzo di GPT NEO non è stata una passeggiata. La velocità quotidiana e quasi scontata di Chat GPT 4 (per noi oggi) con un evidente collegamento ad una sorta di memoria breve consecutiva, non è stata sicuramente la base di lavoro per questo film.
“I modelli erano diversi e più lenti e abbiamo dovuto creare tutta una serie di strategie”, mi racconta Mateusz. “Il nostro obiettivo, da un punto di vista tecnologico e scientifico, era quello di fare un film che non fosse “mio”, ma che potesse diventare un primo esperimento che, anche dal punto di vista registico e di storytelling fosse stato deciso unicamente dalla macchina. Abbiamo immaginato di ritrovare, mentre lavoravamo, la sceneggiatura dimenticata in un cassetto appartenente ad uno sceneggiatore morto. Abbiamo voluto intenderla in questo modo per avere uno sguardo più distaccato, concentrandoci su ciò che generava il modello. Quello che è stato creato ci ha aperto lo sguardo ad una vera interpretazione analitica, facendo un percorso totalmente a ritroso, come se fossimo stati degli investigatori, e in un mondo tutto artificiale”. L’intenzione di Mateusz era quella di portare, prima di tutto, sullo schermo, la pura generazione della macchina.
A questo punto si apre una discussione che al momento sembra non avere dei confini così tecnicamente definiti: cosa ne pensano gli sceneggiatori?
“Sappiamo di aver avuto diverse critiche, perché comunque la generazione di questo testo cinematografico ha diversi errori, ma noi non siamo interessati ad entrare in polemica. Quello che ci interesserebbe invece fare è di riuscire un giorno a creare un modello AI fatto ad hoc per la generazione di qualunque tipo di sceneggiatura”.
Siamo sicuramente in un periodo storico caratterizzato da enormi cambiamenti, soprattutto per quel che riguarda le nuove tecnologie. E il dilemma che continua a pervadere molti ambienti lavorativi è quello che riguarda la perdita del lavoro dovuta all’incedere costante e invasivo delle macchine con implementazione annessa. Anche l’idea che la linea SORA di OpenAI possa prendere il sopravvento in materia di video scardina molti punti fermi (almeno fino ad ora).
E Mateusz cosa ne pensa?
“Credo sia molto interessante trasferire un testo direttamente all’interno di una linea di generazione video. Avere la possibilità di una cinepresa che sia virtuale può essere un’opportunità. Mi ha molto colpito quello che sta succedendo negli Stati Uniti dove c’è una vera e propria critica alle scuole di cinema americane focalizzate unicamente sulla macchina da presa. Sappiamo che il mondo cinematografico è una realtà caratterizzata soprattutto dagli attori, ma io spero che si formi presto un alinea di maggiore democrazia dovuta alle nuove tecnologie. Credo che ad esempio, il documentario che ha a che fare con reale, continuerà sempre ad esistere. E poi la verità è che non tutte le produzioni, come sappiamo, nascono con un obiettivo preciso, molte storie che vengono create sono spesso “felici incidenti di percorso”. Penso comunque che il lato umano sia sempre fondamentale”.
E questa Intelligenza Artificiale? Pensi che possa decontestualizzare il pensiero di un regista?
“Sicuramente mette un filtro molto pesante. Può però essere inteso anche come uno strumento di supporto libero alla creatività per tutta una serie di visioni. L’AI non è uno strumento in grado di risolvere tutto, ci sono comunque percorsi semantici che vanno oltre e soprattutto vanno per la maggiore. Durante l’elaborazione della sceneggiatura con il modello GPT NEO abbiamo voluto fare un’analisi statistica per capire quali potessero essere le parole “preferite” dalla macchina. E quella che più ci ha colpito è stata la frase “Non lo so”. Resta comunque il fatto che l’utilizzo dell’AI nel campo della sceneggiatura sia da vedere come uno strumento potenziatore per l’autore stesso. Forse il problema che sussiste ancora è che oggi non si riesca ad avere un vero controllo, e non siamo perfettamente in grado di essere consapevoli delle dinamiche di generazione della macchina stessa, che alcune volte potremmo annoverare come un colorato “pappagallo statistico”. Il diario di Sisifo ha visto comunque l’utilizzo di molti tools di intelligenza artificiale in post-produzione. Questo ci ha fatto risparmiare tempo e denaro”.
E credo che questa affermazione valga davvero molto.
Per questa intervista abbiamo deciso di non addentrarci nella tipologia narrativa del soggetto, né di voler parlare o citarvi i bravi attori che partecipano al film prototipo, perché quello che ci interessava fare era porre l’attenzione sulla modalità di creazione del film stesso. L’AI cambierà il mondo, di questo siamo più che sicuri. E se l’incipit algoritmico dovrà rappresentare una maggiore evoluzione delle menti umane con tutta la loro infinita creatività, allora, che ben venga. Non possiamo fare altro che immergerci in questo incredibile cambiamento.
Titolo: IL DIARIO DI SISIFO
Regia di: MATEUSZ MIROSLAW LIS
Logline: Per la prima volta nei panni di sceneggiatrice, un’IA narra la vita di Adamo, giovane studente universitario afflitto da crisi esistenziale, e il suo viaggio verso il significato della vita, tra incontri assurdi e atmosfere molto umane.
Interpreti principali: Niccolò Babbo, Stefano Pellizzari, Chiara Signorini, Gremigni, Lorenzo Maria Angelin, Diletta Feruglio, Massimo Somaglino, Marco Risiglione, Fabiano Fantini, Paolo Mattotti, Nicole Greatti, Pietro Cursano, Mattia Giacchetto, Guglielmo Favilla.
Durata: 113 minuti