Non mi dite che non sapete cosa voglia dire stare a guardare le sfumature di un Non Fungible Token quando siamo convinti di trovarci di fronte ad un’opera d’arte unica. Ecco, forse questo è ancora il punto da chiarire e definire con noi stessi. Un centro mentale di incontro e di accordo cercando diche ci porti in maniera chiara a capire e a comprendere che l’arte ha infinite forme di espressione. Lo dico per quanti ancora continuano a sostenere che una Jpg non si allontani poi tanto dalla maestria di un crypto artista. E poi, lo sappiamo, quando ci sono di mezzo altre tipologie di caratteristiche come quelle della blockchain e delle criptovalute, la mente elabora conclusioni che sono la maggior parte delle volte inopportune, se non errate. L’arte degli NFT è un mondo che esiste, e ormai da diverso tempo. A noi non interessano più di tanto però le scimmiette o i gattini, quelli li abbiamo già seguiti cercando di spiegarne, a suo tempo, la tendenza e il perché di bolle così grandi.
Ciò su cui ci vogliamo concentrare è la permanenza di questa tendenza. La continuità di un mondo estroso e coloratissimo che porta con sé molto spesso (ma soprattutto in casi particolari) una profondità d’animo che è lo specchio dei tempi in cui viviamo. Leopoldo D’Angelo, in arte Dangiuz, è un ragazzo come tanti, che porta in sé il dono della creatività e della visione oltre gli sguardi, caratteristica questa che accomuna spesso chi fa arte. Non viene dal mondo delle criptovalute, né da quello di chi cerca di fare mercato con segni senza alcun senso. Leopoldo viene da una seria gavetta fatta di tastiere, pc e sudore con annessi tutti i software possibili e immaginabili che abbiamo conosciuto un po’ tutti. Quello che ha semplicemente fatto è stato adottare le nuove tecnologie e renderle espressione di ciò che aveva dentro. Semplice no?
E’ una cosa che fanno tutti gli artisti, perché è una cosa che hanno dentro quella di cercare di parlare a quante più persone possibili. I suoi NFT sono diventati per un periodo un caso. Bene. Vuol dire che dentro avevano evidentemente anche parecchio da dire. E la realtà e gli esseri e i mondi che crea Dangiuz sembrano a volte lo specchio di quello che ci stiamo portando (a piedi e scalzi) verso il futuro. Lo ringrazio per questa intervista.
Come si trasforma il pensiero creativo in sfumatura digitale? Qual è il processo che segui attraverso l’uso delle nuove tecnologie?
Personalmente credo facciano parte dello stesso campionario. Il mio pensiero nasce ed è già una sfumatura digitale, io nasco digitalmente, penso digitalmente, creo digitalmente–artisticamente parlando. La creazione dell’opera è 100% human made, gli strumenti sono solo strumenti. Ho sempre lavorato con strumenti digitali, 2D, fotoritocco, 3D, ultimamente sto provando ad integrare anche l’intelligenza artificiale nel mio processo lavorativo. Ciò che cerco di fare è di imparare sempre qualcosa di nuovo, con ogni opera che realizzo.
Ogni pensiero e idea che nasce dalla nostra mente può trasformarsi in qualcosa di visivo. Come avviene questo cambio di percezione che parte come un fiume dalla mente di un artista e raggiunge lo sguardo curioso dello spettatore/utente, quando si tratta di NFT?
A parità di esperienze, conoscenze ed informazioni, credo che ci siano ben poche differenze con ciò che riguarda l’arte ‘fisica’, tradizionale. Un artista è un artista, poco importa se fa sculture, dipinti, mosaici o arte digitale. Può sorprendere l’innovazione, il messaggio, la bellezza, l’importanza, ma non credo che il mezzo, artistico o tecnologico, sia ciò su cui ci si debba necessariamente concentrare.
Com’è cambiata la Crypto Art con l’avvento e l’implementazione dell’Intelligenza Artificiale?
Molto per alcuni, poco per altri: da un punto di vista tecnico credo che gli strumenti rimangano sempre strumenti, e che in quanto tali non possano sostituire gli artisti. Che già in principio l’arte venisse valutata più per il messaggio è noto, ciò che è certo è che ora si sono abbattute le ‘barriere’ d’entrata per il quale anche un novizio può realizzare un’immagine esteticamente accattivante. Ciò non ha alcun modo scalzato i grossi artisti dal fare ciò che facevano. D’altronde, gli strumenti digitali sono ormai di uso pubblico da più di vent’anni, e non hanno reso l’arte tradizionale obsoleta; non vedo dunque perché dovrebbe farlo l’Intelligenza Artificiale.
Quanto ancora non ha capito la gente del mondo dei Non Fungible Token? E come si può fare per fargli intendere che è solo un’altra forma di espressione artistica?
Credo che in parte, il problema degli NFT a livello mediatico sia stato essere associati con delle pratiche dalla dubbia genuinità, quali produzione di massa di NFT ad un unico scopo come quello speculativo, truffe e simili. Il nostro campo, quello dell’arte digitale, non ha molto in comune con tutto ciò che succede nell’ambiente degli NFT o delle criptovalute, se non il fatto che usiamo la stessa tecnologia per “mintare”, ovvero inserire le nostre opere su blockchain. Da fuori si fa presto a fare di un’erba un fascio, e a tutto questo va aggiunto che la maggior parte dei mainstream media non ha contribuito a dare una buona nominata agli NFT parlando principalmente delle cose negative ed utilizzando titoli clickbait, invece che concentrarsi su ciò che di legittimo e genuino accade nel lato dell’arte digitale.
Qual è il punto centrale futuro della tua produzione?
Mi concentro esclusivamente sul portare la mia visione agli altri, in base a come si evolve il mondo, in base ai miei pensieri ed in base a come mi relaziono con esso e con gli altri. Non ho mai pensato di essere un visionario, semplicemente sono uno che tiene gli occhi aperti.
L’arte è lo specchio dei tempi in cui gli esseri umani vivono. In che modo vedi quella attuale? E cosa cambieresti?
La società sta andando in una direzione per la quale tutto diventa estremamente più tecnologico, digitale, virtuale, ed è un’arma a doppio taglio. Siamo sempre connessi a tutto e abbiamo sempre un bisogno estremo di sentirci collegati o parte di qualcosa. Tornerei indietro con i tempi su alcune cose ed andrei avanti con i tempi su altre, ma siamo la società che siamo proprio perché le vicissitudini e le necessità ci hanno reso così.
Una definizione di decentralizzazione democratica dell’arte secondo Dangiuz
Io personalmente non ho un vero e proprio concetto. Credo che la tecnologia NFT abbia in qualche modo “messo l’arte alla portata di tutti”, e forse questo ha portato alla democratizzazione dell’arte. Il fatto che ogni artista possa virtualmente vedere il proprio lavoro messo su blockchain, collezionato, apprezzato e valorizzato per quello che è, senza dover necessariamente lavorare commercialmente alla creazione di prodotti di terzi, dà la possibilità di poter lavorare con la propria arte senza dover essere rappresentato da una terza parte. E questo è ciò che io considero un grosso “abbattimento” delle barriere d’entrata che da sempre contraddistinguono il mondo dell’arte.