• 21 December 2024
Ex Machina Italia e Memori

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E’ ormai sdoganato che l’apprendimento, soprattutto nei contesti aziendali, avviene nei modi più disparati, e soprattutto nei contesti operativi (non in situazioni cioè delle classiche “lezioni frontali”). Molte aziende investono nel cosiddetto microlearning, una metodologia di formazione che si basa sulla suddivisione dei contenuti didattici in unità brevi, di una durata massima di cinque minuti. Queste unità, “microlezioni”, sono progettate per essere consumate in modo rapido e facile, e possono essere utilizzate per acquisire competenze specifiche o approfondire argomenti di interesse. Sono nate app appositamente per gestire il microlearning, che veicolano contenuti multimediali: dai semplici quiz, ad infografiche, podcast, video.

Questa “rivoluzione” ha consentito in molti casi di “automatizzare” in qualche misura l’apprendimento di certe competenze dentro le organizzazioni. Il problema è che anche se l’apprendimento in questi contesti è diventato sempre più “smart”, nel senso di flessibile, efficace e personalizzato, l’effort per la gestione di questi strumenti continua ad essere  molto elevato e con una necessità di aggiornamento continuo. Tutto ciò ha però di fatto creato il terreno per l’avvento del paradigma che potremmo chiamare Virtual Mentor Certified Training. In cosa consiste?

Interazione e apprendimento

Immaginate se l’apprendimento di alcune competenze in ambito lavorativo potesse essere affidato ad una intelligenza artificiale con la modalità della semplice interazione verbale o scritta (chat), come un colloquio con un collega più esperto. Provate ora ad immaginare invece  che questo stesso collega virtuale potesse, anche sulla base della qualità dell’interazione che ha avuto, stabilire se la persona abbia o meno acquisito un certo tipo di competenza.

Proviamo a concretizzare con un esempio di chat, tra Giorgio (neoassunto dell’ufficio vendite) e il VMCT Mario:

Giorgio: “Ehi Mario”

Mario: “Ciao,  in cosa posso esserti utile?”

Giorgio:” come si fa a mandare a inviare l’offerta da un cliente del prodotto X?

Mario: “Hai già registrato il contatto e l’anagrafica del cliente nel sistema?”

Giorgio:”No non ancora”

Mario: “Allora puoi farlo. Vai al link….. e fai accesso con le tue credenziali e segui la procedura”

Giorgio:”ah bene, poi cosa devo fare?”

Mario: “devi innanzitutto consultare il listino del prodotto X (vedi link…)e capire quale formula vuole il cliente”

Giorgio:”ho fatto entrambe le cose, cosa devo fare dopo?”

Mario: “Molto bene allora collegati al sistema “pippo” segui la procedura, alla fine avrai inviato una mail con l’allegato dell’offerta già firmata ”

Giorgio:”Quanti contratti simili sono già stati fatti in precedenza, me lo sai dire?”

Mario: “Nell’ultimo anno sono stati stipulati i seguenti contratti simili:

Cliente A– contratto – data

Cliente B– contratto data

Cliente C – contratto data”

Giorgio:”Me li puoi far leggere?”

Mario: “Certo eccoti i link

Link 1

Link 2

Link 3”

Giorgio:”Quanto è durata in media una trattativa?”

Mario: “In media: un  mese circa. Ti suggerisco di monitorare costantemente dopo l’invio della prima offerta la risposta del cliente”

Giorgio: “Come posso fare?”

Mario: “Per esempio mandare una mail, fatta così:

(esempio testo della mail)

Chiaramente la puoi adattare e personalizzare come credi”

Giorgio: “Grazie mille”

Mario: “Di niente. Ricordati poi di segnare i solleciti che hai inviato e la loro data nel sistema X, fammi sapere com’è andata!”

Dopo alcune interazioni dello stesso tipo marcate opportunamente nel sistema, la VMCT invierebbe a Giorgio un badge di riconoscimento della competenza ad esempio “Offering Creator level 1”

Memori ed EX Machina, la linea degli Open Badge

Ebbene questo è esattamente lo scenario a cui Ex Machina Italia e Memori, aziende partner dell’innovazione digitale, hanno sviluppato, mettendo assieme le rispettive competenze in AI e nel mondo delle digital credential.

Con la piattaforma “Twin Creator” è possibile infatti creare degli “assistenti virtuali”, dotandoli di una personalità e di competenze che si vogliono dare tramite interazione verbale, studiando però anche dei percorsi  che consentano di “verificare” l’apprendimento di determinati contenuti, definiti come “outcomes”.

Il sistema che chiaramente registra tutti gli outcomes che man mano nell’interazione “naturale” un utente colleziona, e in base ad un set di regole definibile (in uno strato di logica e integrazione denominato DCM – Digital Credential Manager), è in grado di invocare una piattaforma di definizione e assegnazione di digital credentials.

Cosa sono le digital credentials? Sono certificati digitali (chiamati “open badge”) che attestano il possesso di una competenza o di un’abilità, rilasciati ormai da tantissime organizzazioni riconosciute e sono basati su di un formato aperto, che ne consente la condivisione e la verifica in modo indipendente.

Gli open badge offrono diversi vantaggi, sia per gli individui che per le organizzazioni. Per gli individui gli open badge consentono di documentare e certificare le proprie competenze, sia formali che informali. Possono essere condivisi su diversi canali, come i social network e in virtù di questo spesso sono utilizzati per incentivare l’apprendimento continuo e la crescita personale. Per le organizzazioni,  gli open badge possono essere utilizzati per valutare le competenze dei dipendenti e dei candidati e per promuovere la formazione continua dei dipendenti.

Opportunità per le aziende

Lo scenario a cui tendere è quello di creare dei “formatori virtuali” che possono trasmettere competenze anche molto specializzate nei contesti dell’azienda.

E i migliori addestratori di questi formatori virtuali ci sono già!

Sono gli stessi dipendenti dell’azienda che sono depositari di conoscenza dei processi interni preziosa e consolidata, o, perchè no, anche nuove leve che possono insegnare nuove cose ai dipendenti più anziani.

Il paradigma del virtual mentor certified training, consente  di fatto un’altra opportunità per l’azienda: quella di fare tesoro della conoscenza che normalmente quando un dipendente va via o va in pensione si disperde inevitabilmente, nonostante i cosiddetti “passaggi di consegne”. Consideriamo infatti che questi virtual trainer possano essere depositari non solo di saperi procedurali tecnici, ma anche di dati specifici storici dell’azienda, di relazioni con clienti. Insomma un doppio guadagno: non disperdere la conoscenza aziendale e riuscire a trasmetterla in modo semplice e immediato ai nuovi dipendenti, o a dipendenti che cambiano ruolo nell’organizzazione.

Conclusioni

La certificazione digitale personalizzata incentiva questo apprendimento, per acquisire in modo semplice e visibile all’interno dell’azienda una nuova posizione. Se poi l’azienda ha un certo tipo di appeal, questa certificazione potrebbe acquisire una visibilità e una “spendibilità” anche al di fuori di essa, dando alla persona maggiori opportunità di riconoscimento.