• 20 November 2024
Mondo del lavoro e Intelligenza artificiale

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Quello a cui stiamo assistendo (tutti) è un riposizionamento del panorama lavorativo globale. Questo accade per le nuove tendenze professionali legate all’intelligenza artificiale. Tante le opportunità, un’infinità i dubbi, pochissima la reale percezione dell’argomento.  Mentre alcuni settori tradizionali potrebbero subire una contrazione, nuovi ruoli professionali continuano ad emergere, richiedendo competenze sempre più specifiche e una mentalità che si mostri realmente come adattiva.

Secondo recenti studi, l’impatto dell’IA sul mercato del lavoro potrebbe essere significativo. Il Fondo Monetario Internazionale stima che il 60% dei posti di lavoro nei Paesi economicamente avanzati potrebbe essere influenzato dall’AI. Goldman Sachs suggerisce che i lavori con almeno il 50% delle attività esposte all’automazione sono a rischio di sostituzione. Entro il 2030, si prevede quindi che l’Intelligenza artificiale potrebbe eliminare fino al 30% dei posti di lavoro attuali.

Dati, percentuali e nuovi ruoli professionali

Questi dati potrebbero sembrare allarmanti, ma è importante considerare che l’AI sta anche creando nuove opportunità di lavoro. L’ingegnere dell’intelligenza artificiale, ad esempio, è diventato uno dei ruoli professionali in più rapida crescita. Altre posizioni emergenti includono il prompt engineer, l’analista di cybersecurity con AI, il responsabile dell’etica dell’AI e il consulente in tecnologia AI.

Le aziende stanno rispondendo a questa trasformazione in vari modi. Molte stanno investendo nella formazione e nell’aggiornamento professionale dei propri dipendenti per prepararli alle nuove competenze. Si stima che circa il 40% delle grandi aziende abbia già implementato programmi di riqualificazione focalizzati sull’algoritmo globale. Questi programmi mirano a dotare i lavoratori sempre più di competenze che abbiano collegamenti con l’analisi dei dati, la programmazione e la comprensione dei sistemi di Intelligenza artificiale.

E’ evidente anche come le cose andranno in un verso opposto. Alcuni settori potrebbero subire infatti perdite più significative di altri. Si prevede che il settore amministrativo e dei servizi di supporto potrebbe vedere una riduzione del 20-25% dei posti di lavoro nei prossimi 5-10 anni. D’altra parte, settori come la Sanità, l’istruzione e i servizi sociali potrebbero vedere un aumento netto dei posti di lavoro, con l’Intelligenza artificiale che assume compiti di routine permettendo ai professionisti di concentrarsi su attività più complesse e interpersonali.

Opportunità o minaccia?

È fondamentale sottolineare che queste previsioni sono stime e possono variare in base a diversi fattori, tra cui le politiche governative, il ritmo di adozione dell’AI da parte delle aziende e l’evoluzione della tecnologia stessa. In più, l’AI non dovrebbe essere vista solo come una minaccia per i posti di lavoro esistenti, ma anche come un catalizzatore per la creazione di nuovi ruoli e settori che prima non esistevano. E sicuramente nei prossimi mesi ci sarà una riqualificazione generale di molti settori, e in meglio.

Per prepararsi a questo futuro in evoluzione, i lavoratori dovrebbero concentrarsi sullo sviluppo di competenze che sono difficili da automatizzare, come il pensiero critico, la creatività, l’intelligenza emotiva e la capacità di risolvere problemi complessi. Tutte parti di una dimensione della mente operativa fino ad ora non calcolate in determinati ambiti professionali. Le aziende, è chiaro che dovrebbero investire in strategie a lungo termine per integrare l’AI nelle loro operazioni, bilanciando l’efficienza tecnologica con il valore umano.

Il valore umano attivo

In questa evoluzione continua e inarrestabile riteniamo sia  fondamentale non perdere di vista il valore umano intrinseco che i lavoratori apportano da sempre. Mentre l’Intelligenza artificiale può eccellere in compiti ripetitivi, analisi di dati e alcune forme di problem-solving, ci sono qualità unicamente umane che rimangono insostituibili e preziose.

L’empatia e l’intelligenza emotiva sono tra le caratteristiche più distintive che ci caratterizzano. La capacità di comprendere e rispondere alle emozioni altrui, di gestire relazioni complesse e di navigare situazioni socialmente delicate è un’abilità che l’AI, almeno per il momento, non può replicare efficacemente.  

E a questo ci aggiungiamo la creatività umana, che è un altro aspetto inestimabile. Mentre l’AI può generare contenuti basati su modelli esistenti, l’innovazione vera e propria, il pensiero laterale e la capacità di concepire idee completamente nuove rimangono di dominio umano (per fortuna). E questa creatività è essenziale in campi come quello della ricerca scientifica, tanto per citarne uno.

Conclusioni

Dovremmo imparare già da ora a vedere l’AI come uno strumento per potenziare le nostre capacità umane piuttosto che un globo che tutto assorbe e modifica. La tecnologia è un ampliamento perfetto (non sempre) delle nostre incredibili e infinite capacità creative, e questo dovrebbe essere insegnato, insieme ad uno stile di prompt, ormai fin dall’infanzia. Siamo o non siamo esseri in evoluzione?