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Cosa hanno da dirsi la Cina e gli esperti della CIA in merito ai continui sviluppi e successi che riguardano l’Intelligenza Artificiale Generativa (AI)? E’ molto importante a questo punto evidenziare la strada che sta prendendo il mercato tecnologico.
Mentre l’amministratore delegato di Meta Platforms, alias Mark Zuckerberg, continua a presentare nuovi prototipi che renderanno più interessante l’interazione social all’interno della realtà mista, la conferma di uno sviluppo effettivo di un’AI per la CIA mette la questione su di un altro piano.
Perché fare riferimento a questo adesso? Sicuramente per capire come stia progredendo la diversificazione delle competenze o la totalizzazione degli obiettivi globali. Quali sono i principali attori di questo movimento di innovazione tecnologica? Cina e America.
Algoritmi e strategie militari
Sì è vero, non è una novità, ma lo è la modalità in cui queste due nazioni stanno procedendo verso un obiettivo finale che non è assolutamente comune ad entrambe. La necessità ad esempio da parte dell’Intelligence statunitense ad uniformare e formare attraverso approccio algoritmico le nuove risorse, è un punto a favore dell’AI. La possibilità che si spera di dare agli analisti che gestiscono i dati infiniti di ben diciotto agenzie che fanno capo alla CIA, è solo la conferma di come stia cambiando il mondo con l’avvento del nuovo circuito tecnologico.
Tutto questo appare come un tempismo non casuale che vede l’annuncio plateale della Cina che ha deciso, entro il 2030, di arrivare ad una guida globale dell’Intelligenza Artificiale.
Cosa cambia rispetto agli altri Paesi (vorrei inserire anche l’Italia in questo contesto) per quanto riguarda le norme e le leggi e la sicurezza in questione? E non dimentichiamo l’apporto etico da dare al discorso evolutivo. Cambia parecchio credo.
E cosa serve per arrivare ad avere quasi un monopolio dell’uso dell’AI all’interno di tanti settori specifici e dedicati? Una risposta per tutti: la giusta manovalanza. E chi la crea questa manovalanza? Anzi, chi ne sta creando di più? La CIA sta cercando da tempo esperti talentuosi che possano alimentare la formazione all’interno dei vari settori (anche militari). La Cina invece punta molto più in alto. Se pensiamo che soltanto nel 2017 veniva dato alla luce il “Piano di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale”, con una chiara intenzione di Pechino di arrivare ad avere (entro la fine di questo decennio) un software che fosse in grado di generare prestazioni di altissima qualità e con una unicità simile all’intelligenza umana.
L’Europa e l’osservatorio tecnologico
Quindi, se la CIA passa il tempo a cercare di comprendere come gestire l’imprevedibilità di ChatGPT, lo sguardo dell’Oriente mira a qualcosa di totalmente diverso e che appare a questo punto molto più interessante. Come Paese sempre in coda all’innovazione tecnologica (a causa di finanziamenti a singhiozzo erogati sempre con grande difficoltà) dovremmo cercare di valutare e analizzare i movimenti dello schema di gioco cinese.
Certo, l’Italia resta una Nazione di grandi teste, molte volte poco sfruttate, ma sicuramente un ottimo osservatorio per la crescita di prototipi tecnologici di alto livello. Il nostro fare business di riguardo non è però concentrato sullo sviluppo di armi per proporre (si fa per dire) una guerra “intelligente”, né per captare le difficoltà dei Paesi concorrenti.
Eppure la Cina lo sta già facendo da tempo e le basi che ha già creato risultano essere molto solide. L’Europa sta a guardare per il momento, anche se è più che evidente che i raggi che partono da Pechino risultano essere onnipresenti in qualunque tipologia di rivoluzione tecnologica.
Non è questo un articolo di critica alla dimensione tecnologica del mercato cinese, ma è un’elencazione, sotto la forma di informazioni, di una serie di punti che sono la base per un divario con altre nazioni e da tempo esistente. I cinesi sono già leader per quel che riguarda il 5G, l’IoT e ora per la ricerca in particolare sull’AI. Ricerca però accompagnata da un costante sviluppo. Ricerca e Sviluppo.
Lo sguardo lungo della Cina sul mondo
Il governo di Pechino si prepara a investire entro i prossimi due anni circa 25 miliardi di dollari. Sono davvero tanti, così come sono tantissimi i giovani che si stanno specializzando in AI e business annessi. Questo perché è lo stesso Ministero della Scienza e della Tecnologia a promuovere continuamente piani di crescita industriale finalizzati al supporto degli specializzandi.
E sarà sul potenziamento cognitivo con applicazioni algoritmiche che si farà la differenza delle prossime macchine conversazionali create. Non solo quindi ricerca computazionale, ma anche studi specifici sul cervello e sulle sue connessioni. Il Presidente cinese Xi Jinping, ha ultimamente voluto sottolineare la forza e l’importanza di portare avanti gli studi sull’Intelligenza Artificiale generativa.
Conclusioni
In tutta questa corsa (che assomiglia un po’ ad una battaglia silenziosa) a chi gestirà maggiormente il mercato tecnologico, Zuckerberg, con i suoi nuovi occhiali intelligenti appare come un fanciullo che gioca in un grande prato virtuale, dove fortunatamente ancora si guarda alla possibilità di rendere sostenibile un progetto aperto davvero a tutti.