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Anthropic. Un nome che suona quasi come un incantesimo, un mantra ripetuto dagli adepti di un nuovo culto: quello dell’intelligenza artificiale. Ma chi sono davvero questi nuovi guru della tecnologia? Partiamo dalle basi. Anthropic è una startup nata dalle ceneri di OpenAI, fondata da un gruppo di ex dipendenti che, a quanto pare, non condividevano più la visione del loro ex datore di lavoro. Presto fatto, si sono messi in proprio, forti di un finanziamento da miliardi di dollari, e con l’ambizioso obiettivo di creare un’intelligenza artificiale sicura e affidabile. E su queste due ultime parole ci sarebbe davvero moltissimo da scrivere e dissertare (prossimo articolo forse).
Un’AI buona? Ma davvero?
L’idea di un’intelligenza artificiale buona dobbiamo dire che risulta essere affascinante quanto inquietante. Da un lato, ci rassicura, perché pensiamo che qualcuno stia lavorando per assicurarsi che le macchine non si rivoltino contro di noi. Dall’altro, però, ci fa sorgere qualche dubbio. Come si fa a definire buona un’intelligenza artificiale? E chi decide quali sono i criteri per stabilirlo?
Ed ecco che torniamo su Anthropic, che ha sviluppato un modello linguistico chiamato Claude, e presentato come un’alternativa più etica a ChatGPT. Ma cosa significa esattamente etica in questo contesto?
Paranoie algoritmiche giustificate
È indubbio che lo sviluppo dell’AI sollevi molte questioni etiche e sociali. Ma è altrettanto vero che demonizzare ogni nuovo progetto sia anche controproducente. Anthropic, come molte altre aziende del settore, sta sicuramente cercando di fare del suo meglio. Ma è importante mantenere un atteggiamento critico. E la domanda nasce spontanea “ma noi, che cosa possiamo fare?” La prima cosa è informarsi. Leggere articoli, seguire i dibattiti, cercare di capire come funziona nello specifico l’intelligenza artificiale. La seconda è partecipare alla discussione. Esprimere le nostre opinioni, far sentire la nostra voce. E infine, non aver paura di porre domande. L’intelligenza artificiale è uno strumento potente, che può essere utilizzato sia per il bene che per il male. Sta a noi decidere come vogliamo usarlo.
I fondatori di Anthropic: un distacco strategico
Anthropic, lo ripetiamo, è nata da una scissione interna di OpenAI, un evento che ha scosso il mondo dell’intelligenza artificiale. Al timone di questa nuova impresa troviamo i fratelli italo-americani Daniela e Dario Amodei. Daniela, con un background in filosofia, ha sempre mostrato un profondo interesse per le implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale. Dario, invece, ha una solida formazione in ingegneria e ha ricoperto ruoli chiave nella ricerca presso OpenAI, dove si è occupato dello sviluppo di modelli linguistici di grandi dimensioni.
La decisione dei due fratelli di fondare Anthropic è stata motivata dalla volontà di creare un’azienda focalizzata sulla sicurezza e l’allineamento degli obiettivi dell’AI con i valori umani. A differenza di OpenAI, che negli ultimi anni ha mostrato una crescente attenzione agli aspetti commerciali, Anthropic si pone come un’alternativa più incentrata sulla ricerca e sullo sviluppo di tecnologie AI affidabili e controllabili. La nascita di questa nuova realtà ha innescato una competizione sempre più serrata nel campo dell’intelligenza artificiale generativa. OpenAI, con il suo GPT-4/5, è indubbiamente un leader di mercato, ma Anthropic, con il suo modello Claude, si è rapidamente affermata come un valido concorrente. E su questo, per esperienza personale e professionale, non c’è alcun dubbio.
Le due aziende condividono molti punti in comune, come l’utilizzo di modelli linguistici di grandi dimensioni e l’obiettivo di sviluppare applicazioni innovative. Ciò per cui si differenziano però rimane legato alle loro priorità strategiche. OpenAI sembra più orientata a commercializzare le proprie tecnologie e a stringere partnership con grandi aziende, mentre Anthropic pone maggiore enfasi sulla ricerca di base e sulla creazione di un’AI più sicura e trasparente. Questa competizione è anche molto positiva per l’intero settore, in quanto spinge le aziende a innovare e a sviluppare soluzioni sempre più avanzate. In più, la presenza di più attori sul mercato contribuisce a ridurre il rischio di monopoli e a garantire una maggiore diversità di approcci. Almeno si spera.
Il futuro dell’AI e la filosofia dei fratelli Amodei
La rivalità tra Anthropic e OpenAI ha profonde implicazioni per il futuro dell’intelligenza artificiale. Da un lato, stimola la ricerca e lo sviluppo di tecnologie sempre più sofisticate, aprendo la strada a nuove applicazioni in diversi settori. Dall’altro, fa venir fuori dubbi e domande su come sia fondamentale la necessità di garantire la sicurezza e l’affidabilità dei sistemi di IA, e di prevenire l’utilizzo di queste tecnologie per scopi dannosi.
Un elemento distintivo di Anthropic è, come abbiamo detto, la sua filosofia incentrata sulla sicurezza dell’IA. A differenza di OpenAI, che ha mostrato un crescente interesse per la commercializzazione delle sue tecnologie, Anthropic si pone come un baluardo della ricerca etica nell’ambito dell’intelligenza artificiale. L’azienda ha sviluppato una serie di principi guida che orientano le sue attività di ricerca e sviluppo, ponendo al centro la sicurezza, la trasparenza e la responsabilità. Questi principi si riflettono non solo nella progettazione dei modelli linguistici, ma anche nelle decisioni strategiche dell’azienda.
Claude, il modello linguistico sviluppato, è stato presentato come un’alternativa più sicura e allineata ai valori umani rispetto ai modelli GPT. Una delle caratteristiche distintive di Claude è la sua capacità di fornire risposte più dettagliate e informative, evitando di generare contenuti offensivi o fuorvianti. L’azienda ha poi implementato una serie di meccanismi di sicurezza per prevenire l’uso improprio del modello, come la capacità di identificare e mitigare i rischi di bias e discriminazione.
La rivalità tra questi due colossi ha infiammato il dibattito sulla direzione futura dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Da un lato, OpenAI rappresenta un approccio più pragmatico e orientato al mercato, mentre Anthropic incarna una visione più idealistica ma ugualmente pratica ed efficiente. Dall’altro lato, entrambe le aziende stanno contribuendo in modo significativo all’avanzamento della ricerca nell’ambito dell’IA, spingendo i confini della tecnologia e aprendo la strada a nuove applicazioni.
L’importanza dei finanziamenti
Il settore dell’AI è estremamente competitivo e richiede investimenti significativi sia in ricerca che per lo sviluppo di nuove soluzioni. I modelli di linguaggio di grandi dimensioni, richiedono una potenza computazionale enorme e un’ingente quantità di dati per essere addestrati. I finanziamenti ottenuti da Anthropic consentono all’azienda di accedere alle risorse necessarie per portare avanti la sua ricerca e sviluppare tecnologie sempre più sofisticate.
Oltre al capitale, gli attuali investitori strategici (come Amazon Web Services) portano con sé una vasta gamma di competenze e risorse. Collaborazioni di questo tipo consentono al team dei fratelli italo-americani di accedere a infrastrutture cloud all’avanguardia, a strumenti di sviluppo avanzati e a un network di esperti nel settore. Queste partnership poi hanno il potere di aprire nuove opportunità di mercato per la stessa azienda, accelerando l’adozione delle sue tecnologie in diversi settori.
Concludendo
Ciò che ci si aspetta è che Anthropic continui ad attrarre l’interesse di investitori, sia finanziari che strategici. Secondo il mio punto di vista però l’azienda dovrà bilanciare la necessità di ottenere finanziamenti per sostenere la sua crescita con la volontà di mantenere la propria indipendenza e la propria missione di sviluppare un’Intelligenza Artificiale sicura e affidabile. In futuro, potremmo assistere a una diversificazione delle fonti di finanziamento, con un maggior coinvolgimento di istituzioni pubbliche e di organizzazioni non profit. Si spera.