
Massimiliano Boggetti e le vette del futuro

Prima di iniziare la descrizione strutturale di questa intervista, che fonda le sue premesse su diversi piani di innovazione e tecnologia del futuro, farò una premessa. Il mio intervistato ricopre diversi ruoli e tutti apicali. Nota questa importante perché la suddivisione delle domande si è articolata dando spazio e linearità ad ogni settore all’interno del quale lui si muove ed opera. Ogni domanda ha una risposta specifica che riguarda la dimensione di riferimento, ma può anche essere intesa come piano discorsivo che affronti gli attuali temi di crescita e cambiamento del mercato. Non è però solo su di un piano istituzionale che vuole muoversi questa chiacchierata, ma soprattutto su quella compensazione di intenti che caratterizza oggi le persone che ricoprono incarichi di grande responsabilità.
E’ chiaro che questo non sia da tutti.
Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, CEO di DIESSE Diagnostica Senese e Presidente del Cluster Nazionale delle Scienze della Vita, Alisei, oltre ad essere un vero alpinista è anche tutto questo. Quando lo disturbo con le mie domande è tra un CDA e un altro, ma lo ringrazio per il tempo impiegato a spiegarmi con grande professionalità cosa si intenda per innovazione e futuro.
La prima domanda è di quelle classiche, del resto lo è anche il suo perfetto maglioncino di fine settembre.
Parliamo di nuove competenze all’interno del settore industriale dei dispositivi medici e diagnostici in vitro. Per un maggiore sviluppo che guardi al futuro uniformandosi con la nuova interazione tecnologica, si è fatto un salto oltre l’industria 4.0.
La 4.0 è superata. Un tempo era utilizzata per informatizzare il rapporto uomo-macchina in fase di produzione. Oggi ormai, si parla soprattutto di Industria 5.0. E la linea innovativa sta infatti nel definirla come collegamento con il sistema gestionale d’azienda, in un concetto di industria diffusa, dove ogni macchina dialoga con l’altra anche se fisicamente in luoghi distanti fra loro. In questo modo è molto più semplice creare una connessione tra tutto quello che c’è da mettere in campo e la conseguente attivazione delle macchine, che devono essere “nutrite”. E se parliamo di questo allora si comprende che la nuova veste industriale non prevede più scarti di produzione ma un approvvigionamento continuo delle materie prime fino ad arrivare al prodotto finale. Le macchine sono quindi collegate tra loro attraverso il Cloud o l’IoT.
Mentre il dott. Boggetti parla il mio sguardo cade su di una foto, poggiata su di una mensola di legno chiaro alle sue spalle, che ritrae due uomini che intraprendono una cordata. Uno dei due è nell’atto di porgere la mano all’altro. Vado però avanti con la seconda domanda. E mi sposto da un ruolo all’altro, volendo conoscere anche la realtà di una sua creatura portata avanti con orgoglio per diverso tempo e fiore all’occhiello della nostra nazione.

Una realtà unica all’interno del panorama italiano, quella della senese DIESSE. Come si creano opportunità di crescita made in Italy, insegnando la qualità tecnica anche al resto del mondo.
L’azienda è internazionale e ora anche una multinazionale. La ricetta è molto collegata a quello che ha reso il Made in Italy famoso nel mondo. Le linee su cui si muove, e attraverso le quali abbiamo creato lo sviluppo di questa realtà, vanno dal Design (aspetto estetico e non ergonomico) al reenginering. Quello che abbiamo fatto è stato sempre lavorare nell’ottica della semplificazione. Un esempio in questo campo è la stampa 3D additiva. Quello che poi mi preme sottolineare è che noi siamo e operiamo all’interno del settore della salute, quindi le nostre macchine devono essere efficienti e ottimizzate a tal punto da garantire una continua operatività. Non devono mai fermarsi. E poi altra linea importante è quella dell’ergonomia e della semplicità di accesso alla tecnologia, per una veloce e chiara refertazione. In questo campo stiamo facendo un grande uso dell’Intelligenza Artificiale per una validazione assistita. Abbiamo infatti dato il via alla creazione di una rete auto-apprendente che mette a dialogare tra loro le macchine dislocate nei vari Paesi in maniera tale che il passaggio dei dati avvenga nel migliore dei modi.
Quest’uomo parla con una proprietà tecnica di linguaggio che mi colpisce. Conosce perfettamente quelli che sono i parametri del suo lavoro ma riesce a tenere distaccate tutte le realtà (in questo caso, tre) a cui presta la sua professionalità. E allora gli faccio un’altra domanda, anche perché so che il presidente ama “sentir parlare” di blockchain.
La nuova veste di Alisei nell’era della condivisione decentralizzata
Attualmente sono oltre trecento le imprese che si sono iscritte al nostro evento annuale di matching Meet In Italy, e che vengono per far comprendere ai potenziali investitori in che modo e dove mettere i loro soldi, nella maniera più equilibrata. Abbiamo creato una modalità di comunicazione e confronto che passa attraverso una piattaforma digitale B2B e che in futuro partirà anche dalla ricerca di base dei centri universitari portando avanti nuove idee che poi si concretizzano in brevetti. La verità è che siamo improntati ad un’azione di Technology Transfer, con un reale approccio di open innovation.
Ecco, le domande a carattere istituzionale gliele ho fatte. E lui gentilissimo mi ha risposto. Adesso non posso non fargliene qualcuna che abbia un nesso con quella foto che ha sulla mensola e che si potrebbe collegare con la sua esperienza di alpinista. Il presidente Boggetti sembra sorridere, evidentemente se le aspetta.
Parto con la prima.
Il futuro visto attraverso lo sguardo di un chiodatore. Aprire nuove vie mentre si scalano gli anni, porta con sé sempre una grande responsabilità.
Si sorride.
Parliamo in questo caso di qualcosa che è parte integrante della vita stessa. L’esperienza che si accumula nella scalata precedente è quella che poi ci aiuta a muoverci attraverso le aree ancora inesplorate. E questo può portare anche al successo. La metafora del chiodatore è molto lineare. Si tratta di colui che mette in sicurezza la strada affinché gli altri la possano percorrere. E nel momento in cui osserva la parete da scalare sa bene quale sia il percorso più consono da percorrere. Quello che l’alpinismo ti insegna è il riuscire a muoverti tra le tue emozioni e a gestirle e a viverle anche con un po’ di paura, che poi è proprio quella che ti fa sentire vivo.
Lo sapevo che sarebbe stato interessante affrontare questo tema. Molti uomini che ricoprono cariche importanti hanno anche un mondo interiore emotivo molto forte.
E quando i punti di fermata risultano difficili, alla calata (magari in corda doppia) capita che affidiamo tutta la nostra vita.
Talvolta la discesa è più pericolosa della salita. Di solito, quando ti capita di dover fare delle discese di emergenza vuol dire che non sei stato capace di arrivare in vetta. Queste sono però le cose che più ti insegnano. Bisogna stare sempre molto attenti alla strada che si sceglie. Bisogna avere l’intuizione giusta. E quando poi ti rendi conto di aver sbagliato strada, capisci anche che scendere non sarà poi così facile. Tutto questo però ci fa riflettere sull’importanza di cercare di fare sempre passi in avanti, sia dal punto di vista personale che lavorativo.