Nella dimensione di digitalizzazione attuale che sta interessando il mercato a livello globale, è importante conoscere quella capacità di registrazione dei dati che la rete blockchain supporta attraverso le funzioni hash.
La rete unidirezionale e i codici hash
Cominciamo dal significato della parola “hash”. Il termine viene utilizzato di solito per poter identificare una funzione crittografica, ed è fondamentale nel mondo dell’informatica. Normalmente serve per codificare dati formando singole stringhe di caratteri alfanumerici a cui poi farà riferimento il dato stesso. E tutto questo serve per dare e garantire una linea di totale autenticità e messa in sicurezza. Le funzioni hash sono molto usate all’interno della tecnologia blockchain. Nel tempo, dal 1993 ad oggi, sono andate sempre più evolvendosi fino a raggiungere lo standard attuale che viene definito SHA (Secure Hash Algorithm). In particolare l’hash SHA-256 è fondamentale per la rete blockchain, ed è in particolare grazie a questo che abbiamo potuto assistere alla nascita di Bitcoin.
L’impronta che mette in sicurezza
Se invece parliamo di blockchain diremo quindi che l’hash è nello specifico l’impronta digitale di un dato documento. Potrà trattarsi di un testo, o di un video o di una semplice immagine. E, nel momento in cui andremo a registrare il documento sulla blockchain, sapremo con certezza che qualunque ricerca di questo stesso documento avrà come identificazione unicamente il suo hash. Esiste poi un hash value che ha delle determinate caratteristiche e che profila quelle che sono le azioni contenute in ogni stringa crittografica prodotta. Avremo quindi una ben definita unidirezionalità di base, a carattere deterministico. Questo vuol dire che se dovessimo fare anche la prova di caricamento di un documento identico ad uno già posizionato all’interno della blockchain, scopriremo che la stringa numerica prodotta sarà sempre la stessa.
Il processo di hashing
Per ottenere un hash dovremo fare riferimento ad una serie di complessi processi matematici in grado di produrre una stringa che rappresenti ad esempio un codice esadecimale con sessantaquattro cifre alfanumeriche. Attraverso i difficili procedimenti di calcolo sarà poi possibile acquisire determinati dati ed inserirli all’interno del sistema che li elaborerà. E la stringa che ne verrà fuori sarà di lunghezza sempre fissa e con caratteristiche di unicità. Quando parliamo di processo di hashing a senso unico intendiamo quindi la non fattibilità di poter riprodurre il processo stesso così per come è stato descritto e registrato all’interno della rete. Questo vuol dire che da un hash non è possibile risalire all’origine dettagliata della raccolta dati. Questo mette in luce la grande dimensione legata alla sicurezza e alla linea diretta di registrazione che è poi alla base della tecnologia blockchain.