
Indice
- Terapie virtuali e reali
- Verso nuovi orizzonti terapeutici
- Migliorare l’attenzione sociale, il vero successo
Non partiremo dalla gestione e dalla presa in carico di un bambino o anche di un adulto, con disturbo dello spettro autistico (ASD). Inizieremo invece parlando di come sia stata interpretata la VR in uno dei suoi utilizzi più significativi, ossia quello di consentire alle persone neurotipiche di sperimentare in prima persona le sensazioni vissute da chi ha l’autismo. Il National Autistic Society ha sviluppato, già da un po’, “Too much information”, un video 3D immersivo che simula la sovrastimolazione sensoriale tipicamente sperimentata dalle persone autistiche.
Queste simulazioni aiutano a comprendere comportamenti caratteristici come lo stimming, e cioè quei movimenti ripetitivi che permettono agli individui autistici di autoregolarsi in situazioni di stress. Attraverso la realtà virtuale, familiari, educatori e professionisti sono riusciti a dimostrare e a sviluppare maggiore empatia e consapevolezza.
Terapie virtuali e reali
La ricerca scientifica sta documentando risultati promettenti sull’efficacia della VR come strumento terapeutico. Questi ambienti virtuali controllati aiutano i bambini autistici a superare fobie specifiche, mentre supportano gli adulti nello sviluppo di competenze sociali essenziali per affrontare colloqui di lavoro e situazioni sociali complesse.
Sono già trascorsi diversi anni da quando nel 2018 la collaborazione tra il Center for BrainHealth dell’Università del Texas a Dallas e il Child Study Center della Yale University ha prodotto evidenze significative sui cambiamenti cerebrali indotti dalla realtà virtuale nei soggetti autistici. Attraverso training specifici in ambienti virtuali, seguiti da valutazioni con risonanza magnetica funzionale (fMRI) ed elettroencefalogramma (EEG), i ricercatori sono riusciti a documentare modificazioni neurali misurabili. È particolarmente interessante che anche l’uso di realtà virtuale non immersiva, visualizzata su normali schermi di computer e controllata con dispositivi standard, abbia prodotto risultati tangibili, ampliando le possibilità di implementazione di queste terapie.
Verso nuovi orizzonti terapeutici
La ricerca non si è fermata. Recentemente le Università di Newcastle e del King’s College di Londra hanno monitorato l’efficacia a lungo termine degli interventi virtuali, dimostrando benefici che persistono fino a diciotto mesi dopo il trattamento nelle competenze sociali degli adolescenti autistici. Parallelamente, ricercatori della Stanford University sono riusciti a sviluppare sistemi immersivi adattivi che si modificano in tempo reale in base alle risposte fisiologiche dell’utente, come variazioni della frequenza cardiaca e della conduttanza cutanea, personalizzando l’esperienza terapeutica in modo dinamico.
L’innovazione prosegue con l’integrazione di tecnologie complementari: l’Università di Cambridge sta esplorando l’uso combinato di realtà virtuale e eye-tracking, consentendo di misurare con precisione l’attenzione sociale e sviluppare interventi mirati sulle specifiche difficoltà di ogni individuo. Un’altra frontiera promettente riguarda l’applicazione di versioni semplificate di interventi virtuali per bambini in età prescolare (3-5 anni), un periodo cruciale per lo sviluppo neurale, con protocolli adattati alle capacità cognitive di questa fascia d’età.

Il passaggio dalla ricerca alla pratica clinica è già in corso: diversi centri specializzati hanno iniziato a integrare formalmente la VR nei protocolli terapeutici standard, con studi che ne documentano l’implementazione e l’accettazione tra pazienti, famiglie e operatori sanitari.
Migliorare l’attenzione sociale, il vero successo
Uno dei risultati che riteniamo più significativi emersi dagli studi è quello relativo al miglioramento della capacità dei partecipanti di concentrarsi sugli stimoli sociali rilevanti, riducendo l’interferenza di stimoli non sociali. Questo progresso ha reso gli eventi sociali più prevedibili e gestibili per le persone autistiche. I ricercatori comunque concordano: il training con realtà virtuale aiuta le persone con autismo a diventare meno sopraffatte dagli stimoli estranei nelle situazioni sociali. Questo può solo migliorare la capacità di interpretare e rispondere appropriatamente ai segnali sociali, una competenza fondamentale per l’integrazione e la qualità della vita.