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Ma quanto è sostenibile il Metaverso? Tanti, molti ce lo chiedono. Certo, va fatta un’analisi tenendo conto di vari aspetti. Partiamo da un percorso legato alla sostenibilità iniziando a citarne alcuni. Più che analizzare quella che potrà essere la quotidianità delle persone, vogliamo fare un ragionamento più in ottica di sviluppo economico e di politiche aziendali essendo questo il nostro campo, scelte che comunque influenzeranno poi la vita di tutti i giorni.
Diverse società presenti sui mercati internazionali (quotate o meno sui mercati borsistici) hanno iniziato da tempo un percorso di re-branding e in esso diventa sempre più importante l’aspetto della sostenibilità, anche nell’ottica di evitare il cosiddetto “Greenwashing”, per altro ormai sanzionato in diversi Paesi.
Strumenti e direttive
Chiaro che però non basti solo configurarsi come società Benefit secondo il Diritto italiano o richiedere il riconoscimento come B-Corp, ma andrebbero messe in atto delle politiche concrete – secondo la logica Plan, Do, Check, Act – evitando però, visto che spesso si tratta di azioni autoregolamentate e autocertificate, di limitarsi a semplici azioni comunicative e di marketing considerate appunto Greenwashing. La stessa Unione Europea è intervenuta recentemente con due nuove Direttive ed una serie di Regolamenti e Strumenti tecnici (data set) per poter dar corso al Green New Deal Europeo[1] appunto vietando e sanzionando le pratiche scorrette.
Le Direttive sono:
la (1) Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) – 2022/2464/EU
la (2) Corporate Sustainability Due Diligence and amending Directive (EU) 2019/1937.
La prima Direttiva, nota come CSRD[2], obbliga tutte le “società quotate (ad eccezione delle microimprese quotate) (a) divulgare informazioni su quelli che considerano i rischi e le opportunità derivanti da questioni sociali e ambientali e sull’impatto delle loro attività sulle persone e sull’ambiente”[3], pur non dimenticando la sostenibilità finanziaria delle imprese.
La seconda Direttiva, nota come CSDDD[4] e il cui testo è stato recentemente approvato dal Parlamento Europeo, indica quali siano i requisiti inerenti le misure di Due Diligence che le imprese debbono implementare per mitigare e rimediare agli impatti negativi sull’essere umano e sull’ambiente. Le due Direttive operano in modo correlato tra di loro, oltre a “dialogare” con altre norme rintracciabili sui siti dell’Unione Europea. Il tutto si incrocia con i noti ESG, ossia le tre dimensioni della sostenibilità: Ambiente, Sociale, Governance. Ma cosa centra allora il Metaverso?
Virtualità, Metaverso e nuovi mercati
A nostro modo di vedere sulla base della vision che abbiamo riguardo allo sviluppo del settore crediamo che lo sviluppo delle attività delle imprese nel mondo virtuale possa consentire la il controllo e (A) la riduzione di emissioni di C02, grazie a sistemi evoluti autoappredenti (qualcosa di molto vicino all’intelligenza artificiale), (B) un miglioramento dell’ambiente di lavoro e dunque delle relazioni con le persone e (C) una più calibrata gestione aziendale. L’esempio più pratico proprio in ottica di uno dello sviluppo settoriale di cui si è ipotizzato in un precedente articolo è proprio legato al fatto che molte attività ricreative, ma anche produttive, diventeranno sempre più “virtuali”.
Infatti favorire gli eventi digitali rispetto a quelli in presenza – ad esempio – fa diminuire la necessità di spostarsi, magari anche con mezzi inquinanti (sia chiaro, come già abbiamo specificato in passato, nessuno vede come ottimale o vuole un mondo unicamente virtuale) e consentono una più sostenibile vita ai partecipanti. Ne siano testimoni le riunioni virtuali nel Metaverso, che già molte imprese, ma anche associazioni volontaristiche di varia natura, pongono in essere, consentendo ad esempio lo svolgimento di una riunione tra New York e Roma senza doversi “muovere da casa”.
Il fast-buying e il pensiero digitale
Un altro aspetto fondamentale, lo abbiamo visto anche quando abbiamo parlato di e-commerce: sostituire i beni fisici con quelli virtuali (e quindi anche i relativi bisogni) riduce l’impatto ambientale delle catene di produzione (supply chain), pur dovendo ricordare il tema del fast-buying, ossia della possibilità di comprare a basso costo una molteplicità di prodotti che poi si possono restituire, esercitando il diritto di recesso.
Crediamo che l’educazione all’acquisto digitale (una domanda minore e una migliore sensibilità ambientale e sociale delle imprese multi-brand e muti-countries e degli acquirenti) permetterà in futuro il miglioramento delle condizioni di vita delle persone e della gestione dell’ambiente. Senza dimenticare, che meno consumo di prodotti può anche significare una minore produzione di rifiuti.
Certo possiamo anche però ipotizzare un rovescio della medaglia: una vita digitale parallela nel Metaverso, può dare impulso a nuove forme di consumismo digitale, con un forte impatto sulla rete, sul consumo di combustibili per la produzione di energia elettrica e sui correlati consumi energetici, consci che forse fra qualche anno l’energia sarà quasi interamente prodotta da fonti rinnovabili e non – come ora – da fonti combustibili fossili come il gas o il petrolio.
Conclusioni
Continueremo questa linea di trattazione editoriale riportando degli esempi pratici di società che hanno avviato dei percorsi ad alto sviluppo tecnologico, spesse volte “ambientati nel Metaverso”, legati anche alla sostenibilità ambientale, dando ovviamente la nostra valutazione, nei prossimi articoli.
1[1] Pacchetto di iniziative strategiche che mira ad avviare l’UE sulla strada di una transizione verde, con l’obiettivo ultimo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Fonte: Consilum Europeo
2[2] Directive (EU) 2022/2464: Corporate Sustainability Reporting Directive.
4[4] Directive of the European Parliament and of the Council on Corporate Sustainability Due Diligence and amending Directive (EU) 2019/1937