• 19 November 2024
Cervello e Realtà Virtuale

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Cosa accade al nostro cervello quando ci immergiamo nella Realtà Virtuale? Qual è il processo di percezione visiva che avviene nel momento esatto in cui all’interno del nostro visore si accende il mondo parallelo? Sono diversi gli studi nati su questo argomento, molti dei quali rimandano anche a diverse problematiche di adattamento sensoriale.

Cybersickness e informazioni neurali

Questi piccoli disorientamenti (dovuti alle precedenti tecnologie soprattutto) danno voce e vita a sintomi di disagio che vanno sotto il nome di cybersickness. Questo stato di non serenità visiva e emotiva (con disturbi che in passato potevano prendere anche lo stomaco) ha a che fare con le informazioni vestibolari che vengono registrate e raccolte dal nostro cervello. Non sarà il tema principale di questo articolo una precedente linea di interazione negativa che l’utente immerso poteva avere con la VR. Quello che vorrei invece fare è une digressione, con linee ben definite, su quella che intendiamo come relazione percettiva tra cervello e mondo del Metaverso. Importante questa analisi per vari motivi, primo fra tutti quello che riguarda il training sviluppato e strutturato all’interno di un environment virtuale.

La ricerca sulla cybersickness ha dimostrato che questo problema è dovuto non solo a problemi con l’hardware e il software attuali, ma anche ad una mancanza di comprensione di come si manifesti la stessa. Sono state davvero tante le ipotesi nate per spiegare i vari sintomi e molte di queste concordano sulla possibilità che il disagio sensoriale nasca da diverse ragioni. Si va infatti dal conflitto sensoriale, al disallineamenti neurale, effetti di origine evolutiva, o anche influenze ecologiche come l’instabilità posturale, o i disallineamenti visuo-vestibolari. Tutto questo però è ancora sotto analisi, il che vuol dire che quanto più progrediranno le ricerche e le tecnologie immersive tanto più il problema verrà risolto. Anche se dovremo aspettare ancora un pò per poter realmente avere un device che sia davvero leggero.

Esposizione oculare e percezione virtuale

Sono quindi diverse le interazioni che ad oggi sussistono da parte degli utenti nei confronti della dimensione virtuale percepita. Esiste ad oggi anche uno studio che riporta previsioni in materia di effetti della VR a lungo termine. Si teme infatti che l’esposizione dello sguardo per un tempo prolungato possa creare la base per una miopia addirittura globale entro il 2050 (50% della popolazione). Questi sintomi possono essere innescati da una risposta all’illusione VR, che fa in modo che i nostri occhi si concentrino su oggetti percepiti come lontani mentre in realtà sono proiettati solo a pochi millimetri di distanza dal nostro viso su di un display. Non facciamoci però spaventare da quelle che sono visioni non ancora dettagliatamente comprovate, anche perchè le nuove tecnologie stanno facendo passi davvero incredibili con tempistiche sempre più veloci.

Cervello e Realtà Virtuale

La società, il mondo del futuro molto presto integrerà una serie di tecnologie emergenti che andranno dal già conosciuto gemello digitale, alla tecnologia XR (VR/AR/MR) che fornisce un’esperienza 3D con interazione totale. E naturalmente il Metaverso sarà il laboratorio universale all’interno del quale si sperimenteranno tutte queste nuove esperienze, sempre di più e in ogni campo.

Ma come “sente” il cervello la Realtà Virtuale?

Normalmente una sessione di gioco immersivo, perchè dobbiamo partire per forza da questo parametro, dura circa un’ora. Il che vuol dire che il cervello di un tredicenne (la fascia analizzata secondo fonti internazionali di ricerca) è quella 12-14, riesce ad essere coinvolto in una sessione di gaming per un tempo davvero lungo. E con un visore non certo leggero (ad oggi per la VR anche Apple Pro sembra dare gli stessi risultati). E cosa succede ai nostri neuroni nel momento in cui vengono sottoposti a questa attenzione multipla e tridimensionale?

La ricerca condotta fino ad oggi mostra risultati interessanti. Il Metaverso se connesso ad azioni di interazione sociale può facilitare la comunicazione tra utenti con una progressiva positività nei confronti del nostro “io”. Ci sentiamo liberi e capaci di rapportarci agli altri attraverso avatar che abbiamo creato noi. Questo rende la connessione più empatica e produttiva. Giocare quindi con giochi sociali in VR può essere un mezzo per migliorare la salute mentale e combattere lo stress. E in più, la prospettiva di connettersi con altre persone online in ambienti sociali, potrebbe fare aiutare della VR un ponte per una nuova consapevolezza.

La Realtà Virtuale degli utenti. Personalizzazione ed emotività

In uno studio condotto più di tre anni fa era già lampante come il 77% degli utenti immersi desiderasse un maggiore coinvolgimento sociale nella realtà virtuale. Questo chiara voglia di di socializzare e interagire con gli altri in ambienti immersivi rappresenta un’opportunità davvero unica per gli sviluppatori. Questo perché è nelle loro mani e capacità tecnologiche, l’interazione qualitativamente più alta in grado di mitigare anche le emozioni più negative.

Ciò che emerge è una lampante realtà che vede nell’utilizzo di un gemello digitale all’interno di uno spazio virtuale un impatto positivo sul cervello. Anche il funzionamento esecutivo dei nostri neuroni trae grande soddisfazione dalla possibilità di vivere le sembianze virtuali di personaggi inventati o che addirittura hanno ricoperto nella storia dell’umanità grandi ruoli. Il famoso studio di Einstein è uno dei tanti tentativi di analisi ben riusciti che hanno esplorato gli impatti della realtà virtuale sul funzionamento neurologico. E lo hanno fatto ponendo domande importanti su come l’esperienza digitale immersiva possa modellare e trasformare non solo il cervello, ma anche il modo in cui viviamo e sperimentiamo il mondo reale.