• 24 November 2024
AI Metaverso

L’Intelligenza artificiale potrebbe salvare la parte migliore del Metaverso. Dovremmo interrogarci sulle reali possibilità di connessione tra queste due modalità di esperienza operativa.

La mente che non cancella

Partiamo da M.Minsky? Perché no, partiamo da lui. Il matematico e ricercatore americano pensava che non ci fosse alcun motivo per credere che il cervello umano fosse qualcosa di così diverso da una macchina. Soprattutto se questa avesse avuto un numero enorme di componenti che funzionassero in perfetto accordo con le leggi della fisica. (The Society of Mind, 1988).

Mente e cervello nella AI

Per il fondatore dell’Artificial Intelligence Project al Massachusetts Institute of Technology di Cambridge, la mente non è altro se non il semplice processo d’azione del cervello. La mente quindi come processo. Tutto questo porta ad un’analisi dei sistemi che possono attivare una verosimiglianza tra mente, cervello e programmazione informatica. La relazione che intercorre quindi tra l’operatività della mente e l’input del cervello e le nozioni legate al processo di un programma in esecuzione, sarebbero quasi le stesse. Quello a cui noi però vogliamo fare riferimento è il rapporto che intercorre, e che si stabilisce, tra l’uomo e le macchine da lui sviluppate. Sappiamo tutti che secondo le analogie e le risposte ottenute nel tempo con i primi test di Turing portavano a risposte ben precise. Ossia, se definiamo una macchina intelligente è perché la stessa riesce, con il suo comportamento, a convincere della cosa un essere umano. Quindi la linea dell’intelletto sembra camminare su di uno stesso piano, che vede uniti uomo e macchina da lui progettata.

Conoscenza e coscienza dell’AI

Siamo noi ad istruire le macchine e a potenziarne le caratteristiche. Possiamo fornire ad un sistema pacchetti di conoscenza inesauribili, volendo. E i collegamenti di crescita esponenziale che ne deriverebbero per la macchina stessa attiverebbero un sistema infinito di nodi informativi. Creare l’automatismo è il percorso idoneo per progettare senza escludere alcun fattore mnemonico. Pensiamo ad esempio di proporre o integrare all’interno del nostro sistema di vita, partendo anche dall’implementazione a livello di risposta fisica, tutte queste conoscenze. Cosa accadrebbe? Semplice, un possibile fallimento del sistema stesso. Questo perché le macchine non hanno la capacità di avere al loro interno un processo di induzione, o se volete predittivo. Non ce l’hanno e sono quindi fallibili. Certo, possono fare un’analisi perfetta e concreta di quelle che sono le dinamiche di predizione futura, ma tutto questo fino ad un certo punto.

Apprendimento simbolico e prospettive

Potremmo accennare alla bionica, nuova frontiera abbastanza promettente ma ancora figlia della ricerca. Questa visione completamente diversa di impostazione della conoscenza vedrebbe un’integrazione quasi totale di uomo e macchina. Tocchiamo allora i mondi della neuroscienza, dell’elettronica e della biologia applicata all’informatica. Su questo punto però siamo ancora lontani (e in parte trovo sia una fortuna) perché vorrebbe dire abilitare impianti veri e propri con accessori interni al corpo umano, veri dispositivi di AI integrati. Meglio focalizzarsi ancora sul metodo predittivo delle macchine legate a sistemi di intelligenza artificiale. Molto interessante l’esperimento fatto in una piccola cittadina statunitense con la creazione di un sistema che simulava la linea predittiva del flusso del traffico. I semafori erano quindi stati progettati per adattarsi in tempo reale alle mutazioni continue del via vai delle macchine. Questo modello “predittivo” ha portato a risposte interessanti. I tempi di guida si sono ridotti del 25% con una conseguente riduzione delle emissioni di carbonio del 21%.

Metaverso, AI e modelli predittivi

E’ un bene cercare di trasportare tutti quelli che sono i risultati della ricerca nel calderone così movimentato del Metaverso. Avere la possibilità di accelerare l’acquisizione di conoscenze in mondi creati virtualmente, potrebbe essere la risposta a questo futuro che spinge da tutte le parti. I sistemi legati all’Intelligenza Artificiale, posta come motore predittivo, potrebbero aumentare davvero la nostra espansione cerebrale. E diciamola allora questa parolina, è una sola, un po’ lunga ma si può dire con un fiato unico: interoperabilità. Questo è quello che dovremmo prospettarci. Interoperabilità tra sistemi, integrando tutte le varie tipologie di servizi e naturalmente proteggendo i dati e la privacy di ogni utente. Aumentare sì il nostro spazio cognitivo, ma farlo in maniera intelligente. Parliamo allora di applicazioni immersive guidate dall’AI. Approfondire le tematiche che riguardano questo tipo di ricerca è il punto saliente dello sviluppo futuro del mercato.